E il Canada diventa primo fornitore di grano dell’Italia
Negli ultimi dieci anni l’Italia ha perso quasi mezzo milioni di ettari coltivati a grano. In pratica un campo di grano su cinque è scomparso. Questi i numeri allarmanti che Coldiretti denuncia in occasione della Giornata nazionale del grano italiano. L’associazione dei produttori rileva come questi numeri stiamo avendo effetti negativi sull’economia, sull’occupazione e sull’ambiente.
La trebbiatura di quest’anno dovrebbe portare ad un raccolto di quasi 7 miliardi di chili di grano, coltivati su oltre 1,8 milioni di ettari, rispetto ai circa 2,3 milioni di un decennio fa. I terreni coltivati calano, ma aumenta la coltivazione di grani antichi. Si è passati dai 1000 ettari del 2017 ai 6000 attuali. Tra questi il grano Senatore Cappelli, Timilia, Saragoilla.
Nonostante quello di recuperare grani antichi sia un importante lavoro, potrebbe rivelarsi vano. Coldiretti denuncia infatti l’incremento di importazioni dall’estero. L’associazione dei produttori rileva che dopo l’approvazione del Ceta, l’accordo di libero scambio con il Canada, il Paese nordamericano è diventato il primo fornitore di grano dell’Italia. Un incremento di importazione di 600 volte. Secondo Coldiretti questo prodotto viene trattato con l’erbicida glifosato in preraccolta. Cosa che in Italia non è permessa.
«L’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne», ha detto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. «Con la chiusura di un’azienda agricola, infatti, insieme alla perdita di posti di lavoro e di reddito viene anche a mancare il ruolo insostituibile di presidio del territorio», ha aggiunto il presidente di Coldiretti.