La comunicazione tra carcere ed esterno

La comunicazione tra carcere ed esterno

Per chi tenta di consegnare un cellulare ad un detenuto al 41-bis la pena va da 2 a 6 anni

Le notizie delle ultime ore hanno dimostrato ancora una volta che nelle carceri può entrare di tutto. Dai cellulari alla droga. Dove uno serviva per gestire l’ingresso dell’altra. Proprio ieri il gip presso il tribunale di Napoli nord, su richiesta della locale procura, ha emesso nove ordinanze di misura cautelare. In questo caso erano due i detenuti del carcere di Poggioreale a Napoli ad utilizzare dei cellulari all’interno del penitenziario. Ma i casi sono tanti e tra i più disparati in tutta Italia. A Salerno una volta è stato beccato un avvocato. In un’altra occasione un cappellano.

A Palermo un detenuto aveva messo in piedi un operazione che di solito utilizzano i corrieri della droga. Ne aveva ingoiati quattro prima di essere trasferito in carcere. A Bologna una delle condizioni più classiche: era stato il legale di un detenuto a provare a consegnare l’apparecchio. Pochi giorni fa ancora a Napoli, ma nei pressi del carcere di Secondigliano, un drone aveva provato ad avvicinarsi alle celle. I militari lo hanno intercettato e hanno rinvenuto al suo interno dieci cellulari, otto carica batteria e dieci schede telefoniche.

Questi ultimi si vanno ad aggiungere ai 1761 cellulari che nel 2020 la penitenziaria ha sequestrato all’interno delle carceri. Nel 2018 erano stati meno di 400. In molti casi i sequestri sono avvenuti prima che i telefoni arrivassero ai destinatari finali, ovvero i detenuti, come nel caso del penitenziario di Secondigliano. Quando anche venivano rinvenuti nelle mani di questi ultimi si configurava solo un illecito disciplinare. Il nuovo dl Sicurezza lo trasforma in reato. La pena prevista può andare da 1 a 4 anni per entrambe le parti. Per chi tenta di consegnare un cellulare ad un detenuto al 41-bis la pena va da 2 a 6 anni.

«Una novità importante. In particolare per i detenuti al 41 bis e in regime Alta Sicurezza è fondamentale impedire ogni possibilità di comunicazione con l’esterno, solo così si spezza il legame di potere tra loro e le cosche di appartenenza», hanno affermato in una nota i membri del M5S in commissione parlamentare Antimafia.

Redazione
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