Dopo dieci anni dalla ratifica le associazioni di categoria non vedono particolari benefici
La Convenzione Onu sulla disabilità è stata ratificata dall’Italia il 3 marzo 2009. Con la legge 18/2009 veniva approvata la convenzione ratificata il 13 dicembre 2006 dalle Nazioni Unite. Un documento di 55 articoli che sottolineano la necessità delle pari opportunità tra disabili e normodotati. Dieci anni sono passati dalla ratifica, ma ad oggi ci sono ancora lacune da colmare.
Per il presidente di Fish Campania, Daniele Romano la convenzione «ha portato una visione culturale diversa, spostando l’attenzione dall’assistenzialismo ai diritti umani e sociali. Dal punto di vista culturale è stato spartiacque». Resta però il problema della mancata applicazione, se non quando la si riporta nei documenti di legge. Nella quotidianità «si continuano a vivere discriminazioni. Ci siamo fermati – ha aggiunto Romano – ad aspetto teorico. L’impegno quotidiano deve essere maggiore anche da parte delle associazioni di categoria e dei disabili stessi». Nei prossimi mesi la Fish stamperà delle copie della convenzione per distribuirla porta a porta e farne conoscere l’importanza.
A dieci anni dall’entrata in vigore della Convenzione in Italia anche L’Uici non vede grandi effetti nella vita quotidiana delle persone con disabilità. «I suoi effetti troppo spesso non si vedono. I disabili – ha detto Mario Mirabile – devono ancora faticare perché vengano riconosciuti loro i diritti. Anche quelli più elementari. Andare a lavorare è sempre più un’eccezione. Avere un figlio incluso nella scuola pubblica è sempre più un’eccezione». Il presidente provinciale di Napoli dell’Unione italiana dei ciechi ed ipovedenti ha aggiunto che «purtroppo le associazioni di categoria e i disabili stessi non vedono ancora i frutti dell’entrata in vigore della convenzione».
Ciro Oliviero
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