17mila i matrimoni cancellati tra marzo e aprile
Quello del fatidico sì è il giorno più agognato da molte coppie. Un giorno che da molti viene considerato il più importante della vita. Un giorno che durante l’emergenza Coronavirus non può essere celebrato. Poche le deroghe. Senza parenti ed amici. Con la mascherina. Senza darsi il bacio di rito. La maggior parte ha deciso di rinviare. 17mila i matrimoni cancellati tra marzo e aprile, 50 mila quelli che secondo le stime salteranno tra maggio e giugno.
Queste cancellazioni non sono solo una frustrazione per gli sposi ed i parenti prossimi. Sono anche un mancato introito per tutta la filiera. Dalle sartorie al catering. Dai fioristi ai parrucchieri. Dai musicisti ai fotografici fino alle location e agli organizzatori eventi. Guadagni mancati che per una cifra stimata in 26 miliardi di euro sui 40 miliardi fatturati ogni anno dal settore.
La neonata Italian wedding industry di Umberto Sciacca e Sery Cordaro ha scritto a Mattarella, Conte ed ai presidenti di Regione. L’associazione che rappresenta 3200 imprenditori del settore in tutta Italia lancia un grido d’allarme e chiede maggiore attenzione al governo. Nella missiva sono presenti alcune proposte. In primis per la riapertura. In secondo luogo vengono chiesti finanziamenti a fondo perduto data la diminuzione di fatturato e la sospensione per un anno dei contributi sugli stipendi dei dipendenti. Ma anche lavoratori stagionali, sostegno ai fitti.
Tra le principali perdite il comparto del wedding destination, quello scelto dagli stranieri che decidono di sposarsi in Italia, soprattutto in Toscana, Puglia e Sicilia per sposarsi. Solo in questo comparto il fatturato è pari a quasi 500 milioni di euro l’anno. Perdita importante anche per chi confezione e vende abiti da sposa e cerimonia. Stimati circa 600 milioni di euro l’anno.