300 mensili per il settore agricolo e 156 per la cura della casa e della persona
Il tema della regolarizzazione ha tenuto banco a lungo nei mesi scorsi. Soprattutto per il settori agricolo. Anche se non era l’unico interessato, in quanto anche colf e badanti erano interessate dalla sanatoria. I numeri (207mila domande) non sono stati quelli che si aspettava il governo. A cominciare da quelli prospettati dal ministro all’Agricoltura Teresa Bellanova. Nelle settimane dell’acceso dibattito sulla questione non era ancora stato stabilito quanto dovessero sborsare i datori di lavoro che denunciavano di aver fatto lavorare a nero i proprio collaboratori.
A stabilire la cifra che saranno chiamati a versare tramite F24 i datori di lavoro è stato il decreto 7 luglio. Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il provvedimento stabilisce quanto sarà dovuto in paghe e contributi sui periodi di lavoro pregresso regolarizzato. Per il lavoro sommerso in agricoltura, allevamento, zootecnia, pesca, acquacoltura la cifra è di 300 euro mensili. Per assistenza alla persone e lavoro domestico (l’85 per cento delle domande) la cifra stabilita è pari a 156 euro mensili. Un terzo della somma andrà al Fisco, mentre due terzi all’Inps. Di questi ultimi una parte per i contributi e l’altra di retribuzione ai lavoratori.
Per il settore della cura della casa la segretaria nazionale di Acli Colf, Giamaica Puntillo, ha sottolineato che «questa cifra, se utile all’emersione del lavoro nero e alla regolarizzazione dei lavoratori, è un prezzo onesto da pagare. Rimane oltretutto un importo – di certo non basso – ma sicuramente sostenibile e comunque funzionale ad una causa giusta, doverosa e improcrastinabile».