Nel 93 per cento dei casi di contagi nelle scuole stata segnalata una sola infezione
Il propagarsi del Coronavirus ha spinto molti Paesi ad adottare misure restrittive. Alcuni di questi, come la Francia, hanno già applicato un lockdown leggero. Altri, come l’Italia, stanno varando misure sempre più stringenti da alcune settimane. La differenza sostanziale in termini di scelte per arginare la diffusione dell’epidemia da Covid-19 sta nella scelta di cosa fare con le scuole. In diversi Paesi le scuole sono tra le poche attività lasciate aperte. Al contrario, in Italia, sono tra le prime ad essere chiuse. Come a marzo.
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Un’analisi pubblica su Nature evidenzia che le scuole non amplificano il contagio e di conseguenza non andrebbero chiuse. Almeno quelle dell’infanzia e le elementari. «Nonostante i timori, le infezioni da Covid-19 non sono aumentate quando scuole e asili nido hanno riaperto. E quando si verificano focolai, per lo più provocano solo un piccolo numero positivi», si legge nello studio. La stessa analisi evidenzia che però che i ragazzi delle scuole superiori possono essere più soggetti a contrarre e diffondere il virus. Anche se i numeri dei contagi dopo le riaperture sono rassicuranti. Su 65mila scuole riaperte in Italia solo in 1.212 si sono verificati focolai. Nel 93 per cento dei casi è stata segnalata una sola infezione.
Secondo l’epidemiologo di malattie infettive presso il Robert Koch Institute di Berlino, Walter Haas, il potenziale di trasmissione aumenta con l’età. Per questo invita ad adottare misure come l’obbligo delle mascherine e la didattica a distanza per adolescenti ed insegnanti in situazioni in cui la trasmissione è alta.