I dati del monitoraggio 2017-2019 della Federazione italiana organismi per i senza dimora
Sono oltre mille le persone coinvolte nei progetti di Housing First in Italia. Un modello sviluppato a New York da Sam Tsemberis negli anni ’90 e che è stato esportato in di versi Paesi, tra cui Regno Unito, Spagna, Francia, Germania, Finlandia, Polonia. Un percorso che porta i senza fissa dimora dalla strada alla casa. Micro comunità che favoriscano il reinserimento sociale e lavorativo di chi fruisce del progetto. In Italia a seguire il percorso gli operatori della Federazione italiana organismi per i senza dimora.
Negli anni dal 2017 al 2019 sono stati 31 i progetti attivati. 420 i beneficiari. 9 le regioni e 29 città coinvolte, con la concentrazione principale in Piemonte, a Ravenna e nella Sicilia orientale. Di questi solo il 7 per cento ha abbandonato. Il 23 per cento ha raggiunto l’autonomia. Il 90 per cento è ancora in casa. 2 su 9 sono autonomi per lavoro e alloggio. 177 gli appartamenti, dei quali il 47 per cento è del mercato privati, il 27 di patrimonio pubblico e il 26 di patrimonio ecclesiastico. Questi i numeri principali del monitoraggio Housing First della Fio.Psd.
L’Housing First conviene anche economicamente. Costa in media 26 euro a persona. I dormitori 19 euro, ma senza i servizi personalizzati che ha un appartamento. Costa meno dei centri a bassa soglia aperti h24 (32 euro al giorno), del carcere (137 euro), delle comunità psichiatriche (da 140 a 160 euro), di un ospedale (600 euro).
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