Le forze che hanno sostenuto il Conte II intendono forzare la mano e portare il disegno di legge direttamente in Aula al Senato, ma la Lega frena
La discussione intorno al ddl Zan si potrai da mesi. Forse anche da prima che il 4 novembre scorso la Camera dei Deputati lo approvasse a larga maggioranza. Ormai chiunque ha preso una posizione, spesso anche ignorando il contenuto del disegno di legge. In molti casi non sapendo che le discriminazioni che vuole combattere non riguardano esclusivamente le persone lgbt. Il centro destra non vuole che la legge approdi in commissione Giustizia al Sento, dove dovrebbe essere discussa prima che arriva in Aula. E per impedirlo basta che il presidente leghista della commissione non la calendarizzi. Così come sta facendo. Su questo punto il centro destra non è unito. C’è una parte di Forza Italia favorevole alla legge. Un’altra parte è con il resto della coalizione e spinge per la discussione del ddl Ronzulli, posto come alternativo al ddl Zan, ma che è tutt’altro.
Dato che la commissione non riesce a trovare una quadra toccherà ai capigruppo. Il tema sarà al centro della prossima riunione della conferenza dei capigruppo del Senato. I partiti che hanno sostenuto la maggioranza del Conte II – Pd, M5s, Leu, Italia viva – vogliono bypassare la commissione, chiedendo che il provvedimento arrivi direttamente in Aula al Senato il prossimo mese di luglio. L’ipotesi è la prima settimana. Quindi entro tre settimane da oggi. Il centrodestra frena e chiede l’istituzione di un tavolo per la discussione prima della calendarizzazione della discussione del disegno di legge per «fare sintesi», come ha detto il leghista Massimiliano Romeo. Sintesi che qui si legge come sinonimo di blocco.
«Non sorprende che la Lega non sappia di cosa si parla quando si tratta di norme anti-discriminazione e faccia confusione a puri fini ostruzionistici. Noi abbiamo pazientato abbastanza: per luglio la legge Zan deve essere discussa in aula. Le persone lgbt sono esseri umani in carne e ossa, non un’ideologia, come sostengono taluni, e i loro diritti sono diritti umani: hanno atteso fin troppo affinché siano riconosciuti. Non siamo e non saremo l’Ungheria di Orban. Questa legge è necessaria anche per segnare l’adesione dell’Italia ai valori migliori dell’Unione Europea», ha dichiarato la senatrice del M5S Alessandra Maiorino.
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