La lettera di Antigone al premier Conte
Il ministro dell’Interno Salvini sta lavorando al decreto sicurezza bis. Da più parti in questi giorni sono arrivate note di preoccupazione sui contenuti di questo decreto. Anche l’Onu ha scritto all’Italia chiedendo di fermare la procedura. Ieri l’associazione Antigone ha scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Nella missiva scritta dall’associazione che si occupa dei diritti dei detenuti si legge che «il sistema giuridico e i diritti, per loro intrinseca natura, non possono essere continuamente intaccati sulla base di presunte ed indimostrate emergenze criminali e sociali». Antigone ha dunque chiesto al premier di bloccare il decreto che oggi dovrebbe essere discusso in Consiglio dei ministri.
Tra i punti sottolineato da Antigone nella lettera indirizzata a Giuseppe Conte quello relativo alla decretazione d’urgenza. «Più volte abbiamo sentito il ministro dell’Interno vantarsi pubblicamente della riduzione del numero di flussi di migranti o del calo degli indici di delittuosità. Questo – evidenzia il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella – fa cadere la straordinarietà ed urgenza che giustifichi l’adozione di un decreto-legge che va ad intervenire su quei terreni».
Nel decreto sicurezza bis è presente una norma che modifica il Testo Unico sull’immigrazione introducendo l’illecito amministrativo del trasporto irregolare di migranti. Questa norma introduce anche una multa elevata per chi salva le persone in mare. Una norma che, secondo Gonnella, «evoca momenti bui della storia novecentesca. La criminalizzazione della solidarietà, che fino a oggi ha visto naufragare qualsiasi inchiesta penale, non avrà adesso bisogno di indagini ma sarà agibile senza alcun controllo giurisdizionale».
Altro aspetto che preoccupa Antigone è l’istituzione di un Commissario governativo che si sostituisca alla magistratura nel potere di decidere l’ordine da attribuire alla esecuzione di sentenze penali. Una disposizione che va a «minare alla radice quella separazione dei poteri che è alla base di ogni ordinamento democratico. È pericolosissimo prevedere che possa essere l’autorità governativa a poter operare una selezione nei reati da perseguire effettivamente», dice Gonnella.