Destra polacca contro persone Lgbt

Destra polacca contro persone Lgbt

In risposta in migliaia sono scesi in piazza

Nel 2003 la Polonia ha inserito nel Codice del lavoro le leggi contro la discriminazione delle persone. La stessa Costituzione polacca vieta la discriminazione di qualsiasi forma. Nel 1995 venne portata in parlamento la proposte di esplicitare nella Carta costituzionale il divieto di discriminazione dell’orientamento sessuale. Proposta naufragata dopo la forte opposizione della Chiesa cattolica.

Nonostante la legge vieti le discriminazioni, negli ultimi mesi diverse amministrazioni di villaggi, comuni, assemblee regionali si sono dichiarate «liberi dall’ideologia Lgbt». Una definizione non solo omofoba e che incita all’odio, ma che potrebbe essere dichiarata anticostituzionale.

In risposta a questo ondata discriminatoria il Paese ha risposto con una serie di manifestazioni a difesi dei diritti lgbt+. Almeno 20 le città polacche che hanno risposto alla chiamata. Per prima Varsavia, il cui sindaco Rafal Trzaskowski, già lo scorso febbraio aveva preso pubblicamente posizione contro ogni discriminazione omofoba.

A mettere al centro del dibattito pubblico un contrasto ai diritti dei migranti è stato il partito sovranista di maggioranza PiS, Prawo i Sprawiedlywosc. Dopo aver incentrato su questo tema la campagna elettorale per le europee è intenzionato a fare lo stesso per le Politiche del prossimo autunno. La società civile polacca è contraria. Secondo alcuni sondaggi il 56 per cento dei polacchi non approva queste politiche. Un cambiamento rispetto al passato. Nel 2014 infatti un’indagine condotta dal Cbos rivelò che il 30 per cento dei polacchi chiedeva un divieto di promozione pubblica di contenuti omosessuali.

Redazione
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