Il progetto, finanziato dal programma Erasmus+, lavora al riconoscimento della figura dello youth worker e dell’educazione non formale
Preparare i giovani al mercato del lavoro attraverso orientamento, progetti e supporto. Una pratica che viene definita youth work. Una pratica che in Italia è diffusa da decenni, ma che non è riconosciuta dalla legge. E questo impedisce ai professionisti del settore di quel riconoscimento sociale, economico e politico, che permetta l’affermarsi di uno standard qualitativo garantito. Un percorso professionalizzante chiaro e una strategia di implementazione inserita a pieno titolo nel quadro delle politiche per la gioventù in Italia. Stesso discorso per l’educazione non formale. Una pratica, questa, ancor più diffusa e alla quale talvolta ricorrono le stesse istituzioni in contesti di marginalità.
Non esiste in Italia una osservazione sistematica dell’impatto dell’educazione non formale nel processo educativo giovanile e al di fuori delle attività sostenute dal programma Erasmus+, a differenza da quanto raccomandato dal Consiglio Ue già dal 2012. Per colmare questo vuoto, un consorzio di soggetti, promosso e coordinato da Giosef Italy, ha voluto dare il proprio contributo attraverso il progetto “diaLog in Youth Work”. Il progetto, finanziato dal programma Erasmus+, lavora al riconoscimento della figura dello youth worker e dell’educazione non formale.
Conoscere per riconoscersi. Il dialogo su questi temi e la loro incidenza in Campania è stato voluto da Arciragazzi Portici e Cet Platform Italy. A confrontarsi saranno gli stessi youth workers, giovani, decisori politici, esperti, imprenditori e comunità educante. Dopo il primo appuntamento del 26 ottobre presso Il Paguro a Casapesenna, in provincia di Caserta, si terrà un secondo incontro il 9 novembre, a Villa Fernandes a Portici. Il dialogo strutturato servirà ad offrire una visione poliedrica dello youth work e del suo impatto a livello territoriale, regionale, nazionale ed europeo.
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