Il commento di Claudio Finelli, delegato Cultura dell’Arcigay Napoli
La questione legata alla conciliabilità tra un differente orientamento sessuale o una differente identità di genere e la religione cattolica è questione ancora aperta e spesso gravida di dolori e sofferenze. Ovviamente, è innegabile rintracciare in alcune manifestazioni delle diverse credenze abramitiche un sentimento di rifiuto e distanza nei confronti delle persone omosessuali e transessuali.
In nome di una storica funzione moralizzatrice e normalizzatrice, sacerdoti, clericali e uomini di fede hanno spesso utilizzato la propria autorità sociale per rendere dolorosa e infelice l’esistenza di omosessuali e transessuali. Salvo, poi, praticare in privato quanto stigmatizzavano pubblicamente, appellandosi da pulpiti e seggi a una religione e a una moralità di cui erano i primi ipocriti contravventori.
Probabilmente, proprio questo comportamento ipocrita e bigotto, che potremmo definire il segreto di pulcinella relativo alla presunta castità di tanti presuli, ci suggerisce l’idea che il vero problema della chiesa cattolica e della nostra società non sia tanto l’omotransfobia dei clericali quanto la loro esplicita sessuofobia che si esprime, d’altronde, anche nel rifiuto manifestato verso chi vive in maniera libera ed emancipata la propria vita sessuale, a prescindere dall’orientamento.
Eppure, nonostante un quadro comportamentale sostanzialmente negativo verso le persone Lgbt, è necessario registrare una certa nuova apertura da parte della Chiesa, un’apertura che è limitata ed è forse solo apparente, ma di cui non si può non tenere conto. Papa Bergoglio, infatti, ha pronunciato parole nuove rispetto alla vita delle persone Lgbt e ha aperto una strada di rispetto e dialogo che, se ben coltivata, potrà certamente portare ad esiti molto interessanti per la comunità Lgbt. D’altronde, vale la pena ricordare, che in occasione della visita pastorale del pontefice a Napoli, una rappresentanza di Arcigay Napoli fu ammessa in pubblica udienza e le bandiere arcobaleno della comunità Lgbt partenopea sventolarono libere con le bandiere delle associazioni religiose – e non solo – che erano accorse a Scampia per salutare il Papa “del cambiamento”.
Infine, non bisogna dimenticare che le persone omosessuali e le persone transessuali sono spesso anche persone credenti – a Napoli la comunità dei femminielli e la comunità transessuale hanno una radicata tradizione di fede – e pertanto, in qualità di militanti e attivisti, grazie anche al supporto di associazioni di omosessuali credenti come Ponti Sospesi, registriamo l’urgenza di lavorare in maniera seria e serena per sciogliere tutti quegli inutili conflitti che, poggiando su interpretazioni obsolete e “sessuofobiche” delle Scritture, hanno reso e continuano a rendere inutilmente dolorosa l’esistenza quotidiana di chi ha il diritto di vivere liberamente la propria identità e il proprio orientamento sessuale senza dover rinunciare alla propria fede e al proprio Dio.
Claudio Finelli
Delegato Cultura Arcigay Napoli
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