All’appello Disarmiamo Ponticelli hanno risposto decine di cittadini ed associazioni del territorio, ma la strada è ancora lunga
«La prima mafia si annida nell’indifferenza, nella superficialità, nel puntare il dito senza fare nulla e girarsi dall’altra parte. L’omertà uccide». Queste non solo le parole di un politico, né di un’attivista. Sono le parole con le quali ha aperto oggi l’omelia l’Arcivescovo di Napoli, Mimmo Battaglia, nel corso della celebrazione nel quartiere di Ponticelli. Il quartiere era stato al centro delle cronache a causa dell’esplosione di tre ordigni in quattro giorni la scorsa settimana. Alla mobilitazione degli attivisti del quartiere è seguita quella dell’intera città. Anche da parte delle istituzioni territoriali e di due senatori.
Oggi, dopo la messa celebrata dall’Arcivescovo, si è tenuta una manifestazione organizzata dal neonato comitato di liberazione dalla camorra. All’appello Disarmiamo Ponticelli hanno risposto decine di cittadini. Ma la strada è ancora lunga. Necessario il coinvolgimento territoriale. E questo passa anche per la sicurezza che devono garantire le istituzioni e le forze dell’ordine. Queste ultime, nonostante debbano gestire un territorio complesso, riescono a dare risposte importanti. Come quella di oggi. Proprio nel corso della manifestazione anticamorra, i carabinieri del comando provinciale di Napoli hanno arrestato tre persone ritenute contigue al clan De Luca Bossa-Minichini. I fermati sono stati accusati del reato di detenzione ed esplosione di ordigno, aggravati dalle finalità mafiose.
Resta la necessità di intervenire subito. Di potenziare la presenza dello Stato sul territorio e dotare le forze dell’ordine di più uomini. Questo è uno dei punti che saranno portato all’incontro con il Prefetto di Napoli, Marco Valentini, previsto per domani. Anche perché la municipalità è sotto assedio, come ha sottolineato qualche giorno fa il presidente della cooperativa Sepofà, Roberto Malfatti.
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