Il 16 ottobre si celebra la Giornata mondiale dell’alimentazione. Non solo per ricordare l’importanza di una sana alimentazione. Ma anche per ricordare quanti non hanno accesso facilmente al cibo o devono accedere a delle reti di sostegno per poterne usufruire. Queste persone non si trovano solo nei Paesi più poveri, ma anche in Italia. Per dare loro sostegno sono nati gli empori solidali, dei veri e propri supermercati che recuperano cibo che andrebbe sprecato per darlo a quanti sono in difficoltà economica.

Per poter fare la spesa negli empori solidali è necessario avere determinate caratteristiche. Caratteristiche che variano a seconda della regione. In Emilia-Romagna possono accedervi solo i residenti del comune dove ha sede l’emporio. Queste persone devono aver inoltre dichiarato un Isee tra i 3 mila e i 10 mila euro, essere senza lavoro, o essere iscritto a un centro per l’impiego.

Anche le esperienze sono diverse da regione a regione. A Piacenza, ad esempio, c’è una commissione che assegna alle persone che ne fanno richiesta dei punti che corrispondono al budget per la spesa. A Lambrate, Milano, si sono inventati il carrello sospeso. Il gesto, che richiama alla mente quello del caffè sospeso napoletano, servirà a dare un ulteriore supporto a quanti sono in difficoltà.

Nel 2018, secondo un rapporto di Caritas e Csvnet, gli empori solidali in Italia erano 178, distribuiti in 19 regioni. Ma sono in aumento. In Veneto, ad esempio, ne sono stati inaugurati quattro dieci giorni fa. Sempre rispetto ai rilievi del 2018 la regione con meno empori solidali risultava la Basilicata, con l’unico presenta a Tito Scalo, in provincia di Potenza. Milano è la città che ne conta di più con 8, mentre sono 5 a Genova (dove è nato il primo nel 1997) e a Roma. Sono 3 a Palermo, Perugia e Verona.