In questi giorni sono trapelati i contenuti della prima bozza dell’atto delegato della Commissione europea. Un documento nel quale l’energia nucleare verrebbe considerata sostenibile a determinate condizioni. Tra queste la capacità delle centrali di smaltire in sicurezza i rifiuti radioattivi senza causare danni significativi all’ambiente. Un’apertura che ha creato non pochi malumori tra alcuni dei Paesi membri. In primis Germania, Austria, Lussemburgo e Spagna, che hanno ribadito la loro contrarietà all’inserimento del nucleare nella classificazione Ue delle fonti green. I Paesi membri potranno fornire contributi sulla questione fino al prossimo 12 gennaio. Successivamente la Commissione Ue adotterà formalmente l’atto. Il documento dovrà però passare al vaglio di Parlamento e Consiglio Ue, che avranno quattro mesi per modificarlo. Quando l’atto delegato riceverà l’appoggio della maggioranza entrerà in vigore dal 2023.

LEGGI ANCHE: La lezione italiana dopo Chernobyl

In Italia le posizioni non sono omogenee. Da una parte c’è ha manifestato una posizione di apertura. A partire dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Seguito dallo stesso leader della Lega Matteo Salvini. Sono contrari i Radicali italiani ed Europea Verde. Posizioni contrarie anche all’interno della maggioranza. Per la senatrice del Movimento 5 Stelle Emma Pavanelli, «il nucleare non può e non deve far parte della tassonomia delle attività per il raggiungimento della neutralità climatica. Basti pensare che a fine anno in Francia ci sono stati dei problemi in un impianto a poche centinaia di chilometri da Torino con il trizio che ha penetrato il sottosuolo. C’è poco da aggiungere a rischi di questo tipo. Il nucleare non può essere la risposta».

@dalsociale24