Fu ucciso dalla mafia 37 anni fa
Il 30 aprile del 1982 la mafia uccise Pio La Torre. Un uomo politico che aveva fatto dell’impegno civile il proprio faro. Oggi, a trentasette anni dalla sua scomparsa, anche il presidente della Camera, Roberto Fico, ha voluto ricordare la sua figura.
La mafia uccise La Torre per dare un segnale allo Stato. Il politico era stato infatti il primo firmatario di una proposta di legge che introduceva il reato di associazione mafiosa e il sequestro dei beni ai mafiosi. Una legge che «avrebbe affrontato il fenomeno della mafia nella sua componente economico-finanziaria, prevedendo il sequestro e la confisca dei patrimoni accumulati illecitamente», ha ricordato il presidente della Camera.
Ricordando l’impegno di Pio La Torre, Roberto Fico ha sottolineato che «non vi può essere un Paese libero dalle mafie senza un progetto di giustizia sociale, senza nuove concrete prospettive che mettano al centro la fiducia in un cambiamento possibile. E’ questa la visione che, ancora oggi, ci lega a Pio La Torre».
LA LEGGE
La proposta di Pio La Torre divenne legge nel settembre dello stesso anno. La legge 646 del 13 settembre 1982, conosciuta come legge “Rognoni-La Torre”, introdusse nel codice penale il reato di associazione di tipo mafioso e la conseguente previsione di misure patrimoniali applicabili all’accumulazione illecita di capitali. Alla formulazione tecnica della prima stesura di quella legge collaborarono due allora giovani magistrati della Procura di Palermo, ovvero Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
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