Ieri la sentenza per l’omicidio della vittima innocente Ciro Colonna****
La giornata di ieri l’aspettavamo da mesi con una sorta di nervosismo permanente, di quelli che ti lascia un peso allo stomaco e una rigidità al collo. Ieri era la giornata dell’ultima udienza del processo sull’omicidio di Ciro Colonna, giovane ragazzo di soli 19 anni di Ponticelli il cui destino è stato troncato durante un agguato di camorra al Lotto O il 7 giugno del 2016.
Dopo esserci incontrati con Mary, la sorella di Ciro, ci siamo diretti verso il tribunale. Lì ci attendevano Tonino Cesarano, papà di Genny, gli attivisti del presidio di Libera Volla “Giuseppe Piccolo” e di Pianura “Luigi Sequino, Paolo Castaldi e Palma Scamardella”. Giunti all’aula 413 l’udienza era già cominciata, come ogni volta l’attesa per chi sta fuori non è semplice. Sei lì ma il tuo cuore è oltre quella parete ad abbracciare i familiari spesso costretti a sentir parlare della loro perdita come di un “effetto collaterale”, di “uno sfortunato incidente di percorso”.
Una volta che i giudici si sono ritirati in camera di consiglio, Mary uscita dall’aula, si è stretta con Silvia, figlia di Domenico Guarracino, e Bruno Vallefuoco, papà di Alberto. Ogni volta che vedo quegli abbracci immagino un dialogo silenzioso: “un po’ del mio dolore a te, un po’ del tuo dolore a me”. La lettura della sentenza è stata veloce come un fulmine improvviso: ergastolo per mandanti ed esecutori materiali e tutte le pene accessorie possibili.
Mary ieri sera dopo aver passato il resto del pomeriggio presso la fondazione Famiglia di Maria, dove giovedì notte un proiettile ha attraversato la porta, è tornata a casa. «Questa giornata – ci ha raccontato – ha segnato tre anni di battaglie, di speranze. Un percorso lungo e difficile che io e la mia famiglia abbiamo attraversato, un percorso che ci ha dato modo di conoscere tante persone che ci hanno sostenuto dall’inizio e continuano a farlo ancora oggi. È stata una giornata di giustizia per noi e per la città di Napoli perché ancora una volta è stato dimostrato che chi sbaglia è giusto che paghi». E sulla sentenza: «le emozioni in quell’aula erano tante, forse troppe. Ho provato serenità, felicità, rabbia e tristezza nello stesso momento».
Nel chiederle cosa ci sarà da domani ci risponde che «spero che gli abitanti del quartiere abbiano capito cosa abbiamo perso tutti noi e spero che come sta succedendo, anche se poco per volta, mi affianchino sempre più in questa lotta per riprenderci ciò che è nostro. Credo in un cambiamento del quartiere, della nostra città, perché Napoli è abitata in maggioranza da gente onesta e per bene».
Ieri non ha vinto nessuno. In ogni omicidio vengono distrutte più vite, di vittime e carnefici. Vinceremo il giorno che non ci saranno più storie come quella di Ciro e di uomini e donne che siamo costretti a chiamare criminali.
Pasquale Leone