L’opinione del Rappresentante Speciale dell’Osce contro la tratta degli esseri umani, Valiant Richey
Oggi si celebra la Giornata Internazionale di Commemorazione della Vittime della Schiavitù e della Tratta Transatlantica degli Schiavi. Un’occasione per riflettere su un fenomeno poco dibattuto, ma che riguarda in qualche modo tutti. Tutti i Paesi sono infatti interessati dalla tratta di essere umani. O perché Paesi di origine delle persone o di transito o di destinazione. Il numero di persone variano a seconda delle metodologia utilizzata per analizzare il fenomeno. A seconda di quali categoria vengono inserite nel tratteggio delle vittime della tratta. Si va dai 25 ai 40 milioni di persone, come ha sottolineato l’ufficio del Rappresentante Speciale dell’Osce contro la tratta degli esseri umani.
«Con la tratta (per esempio ai fini di sfruttamento sessuale) sempre più online, il concetto stesso di Paese di origine e destinazione sta perdendo di senso: vittime in un Paese A possono essere sfruttate da un gruppo criminale di un Paese B per il beneficio di consumatori in un Paese C. Pensiamo al webcam trafficking per esempio. Non ci sono restrizioni geografiche su chi possa accedere ai servizi “prodotti” dalle vittime di quel tipo di tratta», spiega a dalSociale24 Valiant Richey, Rappresentante Speciale dell’Osce contro la tratta degli esseri umani.
«In un’economia sempre più globalizzata e interconnessa, con supply chains spezzettate tra centinaia di paesi diversi, anche la tratta è sempre più interconnessa. Per sconfiggere la tratta oggi, i governi devono affrontare alla radice le questioni che permettono alla tratta di proliferare, ovvero la domanda che incentiva tutto questo sfruttamento. La tratta non esiste in un vacuum, è la risposta a una domanda. Una domanda crescente – ha detto Valiant Richey – che crea un ambiente perfetto per i trafficanti, che possono coprire quasi impunemente quella domanda con la loro offerta, basata sullo sfruttamento e la violenza su altri esseri umani».
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