I dati dello studio dell’Osservatorio scientifico di Social Warning
Senza mascherine, davanti ai bar, in strade affollate. È questa la fotografia che l’opinione pubblica fa di molti giovani. Soprattutto degli adolescenti. In quei casi sono un pericolo per sé e per gli altri. Soprattutto per parenti anziani. Ma c’è un’altra insidia che vede sempre più protagonisti i giovani. Si tratta della rete. Il 22 per cento dei ragazzi tra i 12 ed i 16 anni è collegato giorno e notte. Per molti di questi ragazzi la rete rappresenta un amico. Quello che, molto spesso, causa pandemia, non possono incontrare di persona. Ad evidenziarlo uno studio dell’Osservatorio scientifico di Social Warning – Movimento etico digitale.
Il 39 per cento naviga senza restrizioni da parte della famiglia che, nel 70 per cento dei casi, non vigilia sull’utilizzo dei social. Google è il canale più utilizzato, nel 91 per cento dei casi. I giovani scelgono di utilizzare la rete anche per informarsi. Molto spesso attraverso canali senza filtri. Il 59 per cento sceglie Wikipedia. Il 49 YouTube. Solo l’1 per cento dichiara di scegliere un libro. Facebook e gli altri social “vecchi” sono utilizzati sempre meno. Gli adolescenti preferiscono TikTok, Twitch e Discord. Molto spesso senza consapevolezza delle azioni. Tant’è che il 74 per cento di quanti condividono foto e video su questi social si pente di averlo fatto.
L’atteggiamento talvolta inconsapevole e la mancata conoscenza delle inside della rete tradisce i ragazzi. Che si ritrovano vittime di cyberbullismo nel 10 per cento dei casi, come ha dichiarato Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e presidente dell’associazione nazionale Di.Te, in occasione della Giornata Nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo dello scorso 7 febbraio. Le trappole della rete porta i giovani ad essere anche vittime di revenge porn. Ne è stato vittima il 15 per cento degli intervistati dello studio di Social Warning.
Ornella Esposito, assistente sociale e già assessore alle Politiche sociali al Comune di Casoria, da anni lavora con i giovani. «Purtroppo noi tutti, come adulti ed operatori sociali, dobbiamo constatare che i giovani, da quando è iniziato il lockdonw, sono attaccati ad internet e ai social. Venendo meno a quelle che sono le occasioni di socializzazione. In primis la scuola, la cui chiusura sta determinando gravissimi problemi. E costringe i ragazzi a stare sempre più sul mezzo informatico. Se da un lato è grande libertà ed aiuto ad abbattere i confini, dall’altro è elemento di grande pericolo. I giovani non riescono a capire quello che è il primo punto del manifesto della comunicazione non ostile: virtuale è reale».
Manifesto adottato dal Comune di Casoria proprio quando la Esposito era assessore. «Il lockdown ci ha impedito di fare incontri nelle scuole. Avremmo spiegato ai ragazzi – dice Ornella Esposito – che ciò che accade nel mondo virtuale ha delle conseguenze reali. Il mezzo non dà questa percezione, soprattutto ai giovani. E dopo è troppo tardi. Credo sia necessario far comprendere ai ragazzi che tutto ciò che viaggia online ha delle conseguenze reali».
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