La nota di Asgi, Lunaria e Italiani senza cittadinanza
Specializzandi, medici in pensioni, delle ong. Tutti sono stati chiamati alle armi contro il Coronavirus. Tutti tranne medici ed infermieri di Paesi non Ue. Questa la denuncia di Asgi, Lunaria ed Italia senza cittadinanza. Questo accade nonostante l’art. 13 del Cura Italia permetta l’assunzione «alle dipendenze della pubblica amministrazione per l’esercizio di professioni sanitarie e per la qualifica di operatore socio-sanitario tutti i cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione europea, titolari di un permesso di soggiorno che consente di lavorare, fermo ogni altro limite di legge».
Per i medici le aziende ospedaliere chiedono la cittadinanza italiana o di un Paese dell’Ue. Per infermieri e operatori socio-sanitari i requisiti previsti dall’art. 38 Testo Unico del pubblico impiego. Il Dpcm 174 del 1994 apre ai soli cittadini italiani la possibilità di accedere ai posti dirigenziali. Una decisione che più volte il Consiglio di Stato ha definito in contrasto con il Trattato dell’Unione, chiedendo la revisione. Secondo l’Associazione medici stranieri in Italia queste decisioni escludono circa 77.500 persone aventi cittadinanza straniera con qualifiche sanitarie. Di questi 22mila sono medici, 38mila infermieri. In Europa ci sono circa 500mila medici di origine straniera di cui 400 mila stabili e 100 mila mobili nei vari Paesi europei.
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Per Asgi, Lunaria e Italiani senza cittadinanza è necessario ricorrere al contributo del personale sanitario straniero in questa fase emergenziale. Per questo le organizzazioni hanno chiesto ai ministeri della Sanità e della Pubblica Amministrazione di intervenire immediatamente presso gli enti del Servizio Sanitario Nazionale in ottemperanza dell’art. 13 del decreto Cura Italia. Al contempo chiedono al governo la modifica del Dpcm 174/94 come previsto dal Consiglio di Stato.