In Brasile l’omofobia è reato

In Brasile l’omofobia è reato

Il commento dell’avvocato Ileana Capurro

Il Tribunale Superiore Federale del Brasile ha scritto la storia. Con una sentenza che di fatto equipara l’omofobia e la transfobia al razzismo scrive una pagine nuova e significativa nella difesa dei diritti civili. Una decisione presa a maggioranza (sei voti su undici) che porta la punibilità del reato fino a 3 anni di carcere.

Il verdetto arriva grazie a due ricorsi dell’Associazione brasiliana lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersex e del Partito socialista popolare presentati nel 2012 e nel 2013. Il dibattito era iniziato nel febbraio scorso. Le conclusioni sul caso dovrebbero essere delineate il prossimo 5 giugno. Per ora il Tribunale ha stabilito la pena.

E in Italia a che punto siamo arrivanti? Lo abbiamo chiesto alla presidente dell’associazione Trans Napoli e avvocato, Ileana Capurro. «L’Italia si dimostra ancora una volta indietro rispetto alla tutela dei diritti civili delle persone Lgbt. Non solo in Europa ma anche in Brasile è finalmente riconosciuto il reato di omo-transfobia per tutti i numerosissimi casi di violenze per l’identità di genere e l’orientamento sessuale», dice la Capurro.

In Brasile, grazie all’intervento della Corte Suprema è stato riconosciuto il reato di omo-transfobia. Mentre «in Italia – sottolinea l’avvocato Ileana Capurro – il disegno di legge giace tristemente in Parlamento nonostante l’accentuarsi di casi di aggressioni e discriminazioni contro le persone lgtb che quotidianamente sono vittime di casi di cronaca». La presidente dell’associazione Trans Napoli aggiunge che «lo scenario politico culturale non ci fa sperare in un rapido cambiamento».

Redazione
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