Strutture troppo vecchie e carenza di attività di recupero per i ragazzi in difficoltà sono tra le principali cause emerse dall’indagine di Demopolis per Con i Bambini
Il 54 per cento dei minori che vivono in situazioni di disagio socio-economico-culturale non raggiunge buoni risultati a scuola. Il 66 per cento dei figli con entrambi i genitori senza diploma non si diplomano a loro volta. Nell’ultimo anno 80mila studenti sono stati bocciati per troppe assenze. Numeri come quelli di una città media delle dimensioni di Brindisi o Como. Dall’indagine sulla povertà educativa minorile di Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini, emerge che per il 67 per cento degli intervistati si tratta di un fenomeno allarmante. Per il 61 per cento è giusto bocciare per eccesso di assenze anche durante l’emergenza pandemica. Sale anche la preoccupazione (62%) per lo scarso apprendimento scolastico. Questi alcuni dei dati emersi dall’indagine “Gli italiani e la povertà educativa minorile. Quanto futuro perdiamo?”.
I principali problemi evidenziati dal campione della ricerca riguardano le strutture troppo vecchie (64%), la carenza di attività di recupero per i ragazzi in difficoltà (58%), la motivazione degli insegnanti (56%). E ancora abbandono e dispersione scolastica (53%), la fragilità del contesto familiare di origine (74%). Emergono inoltre la dipendenza da smartphone e tablet (73%), la necessità di un più efficace presidio delle forze dell’ordine (53%) e maggiore sorveglianza delle comunicazioni sui social e sulle chat da parte della Polizia Postale (52%). I principali numeri dell’indagine, realizzata in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che si celebra il 20 novembre, sono significativi.
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Per il presidente di Con i Bambini, Marco Rossi Doria, dalla ricerca emerge «anche le potenzialità che una comunità può esprimere. Cresce tantissimo la consapevolezza del ruolo delle comunità educanti, ovvero di una responsabilità diffusa e condivisa della crescita dei nostri bambini e bambine, ragazzi e ragazze e che non possiamo lasciare indietro i ragazzi e i bambini delle troppe aree povere d’Italia. Per la maggioranza degli italiani vanno supportate équipe stabili di docenti capaci di favorire didattiche innovative specialmente nelle aree più fragili».
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