Kenya, una valigia blu contro le mutilazioni genitali

Kenya, una valigia blu contro le mutilazioni genitali

E’ la storia di una donna, che prima di diventare attivista di Amref ha macinato chilomentri da sola per combattere

Oggi è un’attivista di Amref, la più grande organizzazione sanitaria no profit in Africa, è un punto di riferimento per le donne africane ma anche per gli uomini che vogliono combattere contro le mutilazioni genitali femminili. Ma la storia di Maria NareKu viene da lontano, come le violenze da lei stessa subìte, come quella valigia blu che è diventata la sua anima ed il suo futuro.

Maria ha quarantasette anni, ma ne aveva soltanto tredici quando sua madre e sua zia la sottoposero, assieme a tantissime adolescenti del villagio natìo, in Kenya, ad una delle più atroci violenze che una donna possa subire: la mutilazione genitale per evitare che potesse provare piacere assieme ad un futuro amore. Come in buona parte dell’Africa, nelle zone rurali del Kenya e tra le comunità Masai della contea del Kajiado dove, nonostante la legge vieta le mutilazioni genitali femminili, l’escissione del clitoride costituisce da sempre il più importante rito di passaggio all’età adulta. È successo anche a Maria, che Masai non è. Un momento di disumano dolore di cui il suo corpo parlerà sempre.

Dopo anni di dolore soffocato, e dopo aver osservato inerme la stessa sorte toccata alle sue amiche del villaggio, Maria ha deciso di creare una sorta di “plastico” raffigurante il bacino di una donna ed il suo apparato intimo. E raccolto coraggio e dolore ha messo tutto in una valigia blu. La stessa che da anni si trascina con sè tra un villaggio ed un altro, dove improvvisa lezioni di educazione sessuale, racconta la sua storia, mostra alle donne i danni irreparabili che le mutilazioni infliggono e soprattutto presenta la sua anima ancora più martoriata del suo apparato genitale. Perchè tutti possa comprendere, perchè tutti possano sapere.

Dopo anni di attivismo silente e sostegno alle donne già mutilate, ma soprattutto dopo aver convinto le mamme a non approvare tale violenza per le proprie figlie, Maria ha compreso che soltanto la conoscenza può salvare le donne.

Oggi Maria Nareku e la sua valigia blu sono un punto di riferimento per le donne che decidono di studiare per essere libere, per i pochi uomini che vogliono proteggere le figlie dai riti terribili e per le mamme abbandonate dai mariti per signore “mutilate da poco e quindi meno consumate dal dolore” che restano sole con quei figli che non vogliono seguire le orme e le ombre del padre.

Carmen Cretoso

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