Un nuovo strumento per raccontare i fatti di cronaca, quello trovato da Taranto ne La fiamma spezzata, che delinea una fotografia della nostra società
Dopo 35 anni di nera e giudiziaria nell’area vesuviana, il giornalista Giovanni Taranto, trova un nuovo strumento per raccontare i fatti di cronaca: il giallo. Il libro La fiamma spezzata (Avagliano editore) si apre con la storia di una donna mette in allarme la sede dei servizi segreti militari di Roma per sapere la verità sulla presunta morte del figlio Ciro Casillo, carabiniere, avvenuta sei anni prima e archiviata come suicidio. Un’intricata vicenda che sembra coinvolgere i clan della camorra e gli stessi servizi militari. Quello di Taranto non è però un “semplice” giallo. Il giornalista torrese inserisce anche scene della quotidianità dei suoi personaggi, le tradizioni natalizie. Ma soprattutto delinea una fotografia della nostra società.
Nella fotografia tratteggiata da Giovanni Taranto emergono anche molti temi sociali. La fiamma spezzata porta all’attenzione del lettore alcune piaghe che sono intrinseche nel napoletano, e non solo. Come la presenza della criminalità organizzata nelle istituzioni. Tema che non poteva mancare, ancor più perché dal 2019 Taranto è presidente dell’Osservatorio permanente per la legalità di Torre Annunziata, uno dei feudi della camorra campana. Ne La fiamma spezzata racconta però anche la marginalità. Un modo di far arrivare temi al grande pubblico temi che raccontano i quotidiani o alcune trasmissioni tv, che però, spesso, non sono seguite dallo stesso pubblico dei romanzi gialli.
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