La società civile chiede un taglio del 10% degli armamenti e un trasferimento di fondi alla lotta contro la pandemia globale e per la ripresa economica
Secondo Mil€x, nel 2021 la spesa militare italiana si attesta a poco meno di 25 miliardi di euro. L’Osservatorio, che pubblicherà i dati definitivi nelle prossime settimane, ha ricavato questi numeri dalle previsioni finanziarie dei ministeri coinvolti. Questi dati evidenziano una crescita annua superiore all’8 per cento. Crescita che si registra non solo in Italia. Secondo i dati Sipri le spese militari sono arrivate alla soglia dei 2 mila miliardi di dollari annui. L’aumento di spesa nel 2020 è stato del 2,6 per cento. L’aumento negli ultimi dieci anni è stati pari al 9,3 per cento e certifica una nuova corsa agli armamenti a beneficio di pochi e a vantaggio delle industrie del settore difesa.
«Nonostante sia chiaro come le armi e gli eserciti non garantiscano maggiore sicurezza, e al contrario rendano sempre più catastrofiche le conseguenze dei conflitti attualmente in corso e quelli futuri, nel 2020 gli investimenti per armi ed eserciti a livello globale sono cresciuti ancora», si legge nel comunicato diffusa dalla Rete Italiana Pace e Disarmo. La società civile chiede un taglio del 10 per cento e un trasferimento di fondi alla lotta contro la pandemia globale e per la ripresa economica.
«Mai come ora è necessario ripensare a come viviamo, avendo come riferimento l’umanità nel suo insieme e la nostra convivenza con la natura. Un cambiamento culturale, prima ancora che politico, che implica un ripensamento sugli investimenti e le direzioni delle scelte pubbliche abbandonando la cultura della guerra per costruire una cultura di cooperazione e di vera Pace», afferma Sergio Bassoli, coordinatore della Cabina di Regia della Rete Italiana Pace e Disarmo.
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