L’ Asgi chiede alle forze politiche di impegnarsi a riformare il diritto dell’immigrazione, dell’asilo e della cittadinanza
Nel febbraio del 2018 Asgi confrontò i programmi dei principali partiti candidati in parlamento sulle politiche migratorie. Tra i punti evidenziati da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia c’erano meno vincoli dall’Europa, revisione dei trattati europei, recupero di sovranità, ripresa del controllo dei confini, blocco degli sbarchi con respingimenti assistiti, rimpatrio di tutti i clandestini. Nella legislatura attuale si sono alternati tre governi. La Lega è stata al governo due volte. Forza Italia una. FdI sempre all’opposizione. Di questi, solo pochi punti sono stati inseriti nei decreti Sicurezza di Salvini. Ancora meno sono stati messi in pratica.
I tre partiti, che quattro anni fa si era presentati assieme, non hanno quasi mai votato ugualmente su queste misure. Sono gli unici partiti che si presenteranno il 25 settembre nuovamente in colazione come alle ultime Politiche. Sulle politiche migratorie le idee sono pressappoco le stesse. Anche se i programmi elettorali non sono ancora ben definiti su punti come quello dell’immigrazione ci sono delle certezze. Almeno nel centrodestra.
Nel programma elettorale del M5S, che poi arrivò primo, era scritto che «l’immigrazione è il più grande fallimento dei partiti. Il Regolamento di Dublino e l’accordo sui migranti con la Turchia hanno trasformato l’Italia nel campo profughi d’Europa». Posizioni in linea con i decreti Sicurezza scritti quando erano al governo con Salvini. Meno di quando hanno governato col Pd. Ininfluenti rispetto al governo di unità nazionale a guida Draghi, che sulle politiche migratorie non ha mosso granché.
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Il Partito democratico dello Ius soli, ius scholae, dell’accoglienza (almeno a parole) non ha portato a casa nessuna di queste misure. Né nel governo con il M5S, né in quello draghiano. Ed oggi, nelle alleanze con Di Maio da una parte e Sinistra italiana dall’altra, non sa che pesci prendere. Renzi, Calenda e gli altri (non ce ne vogliano) partiti e partitini che correranno (raccolta firme permettendo) alle Politiche del 25 settembre hanno idee che vanno da quelle meloniane a quelle ultra apeturiste su carta.
C’è chi ha una posizione chiara sulle politiche migratorie. E non è un partito. L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione chiede alle forze politiche di impegnarsi a riformare la normativa in materia di diritto dell’immigrazione, dell’asilo e della cittadinanza. Undici punti in cui si chiede in primis di non rinnovare l’accordo Italia Libia che scadrà a novembre. Abolire il decreto flussi. Ripristinare il visto di ingresso per ricerca di lavoro. Riformare l’amministrazione pubblica che si occupa di persone straniere. E ancora assicurare l’effettivo esercizio del diritto di asilo, protezione per le vittime di tratta e violenza. Rivedere la normativa in materia di espulsioni, chiudere i Cpr, e modificare la disciplina penale del favoreggiamento dell’ingresso irregolare, in modo da far cessare la criminalizzazione della solidarietà ai migranti.
Ci si potrebbe aspettare di leggere questi punti (o almeno una parte) all’interno di programmi di partiti progressisti, di sinistra. Ma non ci sono. E forse la prima sconfitta di questo Paese che va al voto fra poco più di un mese riguarda proprio l’assenza di questi temi dai programmi e dal dibattito politico, che non sia quello sterile da una parte e dall’altra, e anche nel centro moderato.