L’esperienza delle detenute e della coop è finita in un docufilm, nato dalla collaborazione con l brand di abbigliamento femminile Silvian Heach
Nel 2010 la cooperativa sociale Lazzarelle ha dato vita ad una torrefazione. La particolarità di quest’attività è che viene realizzato da alcune detenute del carcere di Pozzuoli. Alcune di quelle detenute hanno fatto un ulteriore step. La coop ha avviato un’ulteriore attività commerciale. Un bistrot nel quale sono impiegate alcune di queste donne. L’omonimo bistrot che si trova in Galleria Principe a Napoli utilizza e vende anche i prodotti di altre esperienze di economia carceraria, dei beni confiscati e di altri progetti sociali.
L’esperienza delle detenute e della coop è finita in un docufilm. Il progetto, nato dalla collaborazione tra il brand di abbigliamento femminile Silvian Heach e Lazzarelle, si compone di interviste e di un reportage fotografico realizzato all’interno del penitenziario. Protagoniste di Lazzarelle non si nasce sono le donne detenute. Ognuna con la propria storia fatta di contesti sociali difficili e che cercano la possibilità di riscatto.
«Penso di essere molto cambiata nel modo di approcciarmi alle persone da quando ho intrapreso questo viaggio. Ho capito che dobbiamo essere per prime noi ad abbattere i pregiudizi che ci portiamo dentro affinchè all’esterno non abbiano paura e possano superare più facilmente i pregiudizi», ha raccontato una delle detenute. La fondatrice della coop, Imma Carpiniello, ha sottolineato che il sostegno di Silvian Heach «significa una donna in più, una detenuta in più che assumiamo».
Il sostegno di Silvian Heach non si ferma alla produzione del documentario. L’azienda di abbigliamento ha realizzato anche una special box con i prodotti Lazzarelle (due miscele di caffè, una tisana e una crema spalmabile) a cui si aggiungono una t-shirt con un logo stampato ad hoc e una bag in tessuto ecosostenibile.