La lotta al caporalato passa dal giusto prezzo

La lotta al caporalato passa dal giusto prezzo

L’intervista alla senatrice della commissione Agricoltura, Gisella Naturale

I risultati del caporalato si vedono anche nei prezzi al dettaglio dei prodotti. Come testimonia una recente indagine di Coldiretti il contenuto di una bottiglia di passata di pomodoro costa meno del contenitore. La regolarizzazione voluta dall’ex ministro dell’Agricoltura non ha portato risultati. Due settimane fa è stato sottoscritto il protocollo per la prevenzione e contrasto dello sfruttamento lavorativo e del caporalato. Difficilmente potrà bastare. Ne abbiamo parlato con la senatrice della commissione Agricoltura, Gisella Naturale.

Secondo Coldiretti il pomodoro rappresenta solo l’8% del prezzo totale di una bottiglia di passata media acquistata al supermercato. Paghiamo più l’involucro in vetro. L’unica spiegazione possibile è che il lavoro non viene retribuito come previsto dal ccnl.
«Sono tanti i tagli che verosimilmente vengono fatti per riuscire a stare nei costi di produzione. Questo non può accadere, per ogni prodotto ci deve essere il giusto prezzo e sono certa che un consumatore informato sarebbe ben contento di pagare un po’ di più il prodotto ma con la garanzia di una filiera etica e di qualità».

Lo scorso 14 luglio al Viminale è stato siglato il protocollo per la prevenzione e contrasto dello sfruttamento lavorativo e del caporalato. Secondo lei questo strumento può bastare a dare un forte taglio alla sfruttamento della manodopera agricola?
«L’istituzione del Tavolo di contrasto al fenomeno del caporalato, avvenuta con il decreto legge 119/2018 convertito in legge 136/2018, è stata fortemente voluta dall’allora ministro del lavoro Luigi Di Maio, il quale più volte si è recato nelle province maggiormente interessate da questa piaga quale quella di Foggia, per stilare le azioni più efficaci. Insieme alle competenze del ministero dell’Interno, sono state attuate una serie di attività di controllo e prevenzione che hanno dato buoni frutti, quanto meno ridotto il numero di morti sul lavoro, per trasporti precari o sovrasfruttamento. Parallelamente si sono avviate delle misure di conforto per i lavoratori migranti, come i moduli abitativi per gli alloggi e il servizio trasporti. Il protocollo d’intesa raggiunto il 13 luglio scorso è un ulteriore passo verso quelle buone operazioni in agricoltura, a cominciare dal contrasto alle pratiche sleali e alla condizionalità sociale inserita nella nuova Pac, in cui le aziende produttrici devono dimostrare di aver rispettato i diritti dei lavoratori. Altro motivo di agevolazione agli agricoltori lo troviamo nella incentivazione ai contratti di filiera, con cui si stabiliscono regole e prezzi chiari per una produzione di qualità e garantire le classi lavoratrici. L’insieme di queste pratiche, unitamente all’incoraggiamento verso un maggior senso di responsabilità di tutti gli attori della filiera, possono dare soluzione anche alle problematiche dello sfruttamento del lavoro».

I numeri delle regolarizzazioni dei lavoratori a nero in agricoltura sono risibili. E quei pochi che l’hanno richiesta in molti casi attendono ancora di essere convocati dalle Prefetture. Si può dire che la sanatoria Bellanova è stata un flop?
«Ad oltre un anno dalla sanatoria presentata dall’allora ministra per l’Agricoltura, Teresa Bellanova, nel decreto Rilancio possiamo rilevare un evidente malfunzionamento dal momento che su 220 mila domande presentate ad agosto 2020, a giugno 2021 sono state concluse solo il 5-10% di queste (anche questa valutazione è difficoltosa). Le motivazioni sono diverse, a partire da requisiti complicati per ottenere il permesso di soggiorno, dalle limitazioni alle categorie di lavoratori, dai timori per i datori di lavoro di eventuali ulteriori controlli, dalla difficile collocazione residenziale viste le precarie condizioni di vita di molti immigrati. Tutta una mole di documenti che hanno creato rallentamenti nelle prefetture. Da qui si sono innescati anche tentativi di truffa di fantomatici esperti o assistenti. C’è bisogno di una inquadratura del problema più vicina alle esigenze di manodopera straniera, coniugata al rispetto dei diritti dei migranti in tutte le loro sfaccettature. Per questo, il Parlamento e il Governo sono chiamati a dare risposte più efficaci al fenomeno della immigrazione, che immagino sarà crescente verso l’Italia e l’Europa».

@ciro_oliviero

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