Il racconto di due madri che lottano con l’Associazione Italiana Persone Down
Domenica 10 maggio si festeggerà la festa della mamma. La prima volta con una pandemia in atto. Essere madre è un lavoro. A volte gravoso. Essere madre di una persona con sindrome di Down comporta un impegno maggiore. E ancor più ai tempi del Covid. Un impegno che non si può raccontare solo a parole. Per questo L’Aipd ha chiesto a due donne, due madri di ragazzi con sindrome di Down di raccontare la propria storia.
Due storie diverse, ma che sotto alcuni punti di vista sono sovrapponibili. La prima è la storia di Maria, madre Giupy di 8 anni con cui vive a Caserta. Giupy frequenta la secondo elementare e ha la passione per i cavalli. L’altra è la storia di Maria Teresa, madre di Gianni, che di anni ne 45 e con il quale vive a Lecce. Gianni fino a due anni fa lavorava in un supermercato. Da allora è disoccupato.
Maria e Maria Teresa provano a raccontare come sono cambiate le loro vite con l’avvento della pandemia. Da due mesi devono fare tutto loro. Più di prima. Devono sostituire anche i professionisti che al momento non possono seguire i propri figli. «E’ faticoso, ma l’amore per i figli ci fa superare tutto», dice Maria. «Il più bel regalo per la festa della Mamma sarebbe avere una società inclusiva a cui un domani lasciare mio figlio», sottolinea Maria Teresa.