Nonostante un ritorno all’agricoltura, alla campagna, sono sempre più le persone che si spostano nelle metropoli. Secondo un rapporto della Banca Mondiale entro il 2050 il 70 per cento della popolazione mondiale abiterà nelle metropoli. Il doppio rispetto ai circa 4 miliardi di persone che le popolano ora. Per permetterlo però le grandi città devono trasformarsi. Fare quella transizione che in queste ultime settimane è tanto dibattuta. Una transizione sostenibile. A partire da alcuni punti chiave. Tra questi i trasporti, gli spazi pubblici e la sicurezza sanitaria.

La pandemia ha accelerato i tempi di un cambiamento che era già in atto. Ora, più di ieri, i cittadini chiedono di spostarsi il meno possibile per accedere ai servizi essenziali. E non solo. Ci sono felici esempi di città che si stavano già trasformando. Come Barcellona, dove i quartieri sono autosufficienti. Lo stesso ha fatto Parigi con la rielezione di Anne Hidalgo. Il sindaco della capitale francese ha basato la sua rielezione sul programma “Città in 15 minuti”. Una città dove i servizi essenziali, il lavoro e la cura della persona siano nei pressi della propria abitazione.

Una sfida che vuole raccogliere anche il sindaco di Milano Beppe Sala. Dopo aver confermato che correrà nuovamente per la carica di prima cittadino, Sala ha ripreso il modello “Città in 15 minuti”. In un’intervista al Corriere della Sera ha detto di voler garantire i servizi primari nel giro di un quarto d’ora a piedi o in bicicletta. Per renderlo possibile, tra le prime attività da mettere in campo, c’è l’allungamento del percorso della metro. Su questo punto sta investendo anche Bruxelles. A partire dai fondi del Recovery Plan. La Ue vuole portare questo approccio in 100 città attraverso un Climate City Contract. Per quanto concerne l’Italia, un recente studio dell’Asvis ha stimato che per lo sviluppo sostenibile delle città occorreranno 31,2 miliardi di euro, di cui una buona parte da investire sui trasporti.

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