La salvaguardia del mare passa dall’associazionismo

La salvaguardia del mare passa dall’associazionismo

I volontari che si sono immersi nelle acque di Lampedusa hanno recuperato rottami in legno e ferro, due motori fuoribordo, plastica e micro plastica

Lo scorso marzo è nato a Napoli il Coordinamento Tutela Mare promosso dall’Amp Parco Sommerso di Gaiola. Diciotto le associazioni del golfo di Napoli che ne fanno parte. Enti che sono già impegnato in attività di salvaguardia dell’ambiente marino e costiero. Associazioni che da anni si occupano della difesa del mare, delle spiagge. Attraverso attività di sensibilizzazione, azioni di pulizia. Arresta le reste è la campagna lanciata dal coordinamento. Un raccordo volto a sensibilizzare con maggiore forza istituzioni e cittadini sulla problematica legata alla dispersione in mare dei retini in polipropilene, derivanti dai processi di lavorazione della mitilicoltura.

Tra queste associazioni figura anche Let’s do It! Italy che, assieme a Vitaru e tante altre realtà del territorio lombardo, sabato scorso ha ripulito le strade lungo e Navigli di Milano e ripescato dal fiume che attraversa il capoluogo lombardo una bici, un carrello del supermercato e un bidone nell’ambito dell’Art Ocean’s Day. Con l’appropinquarsi dell’estate cresce la voglia di mare. E crescono anche la voglia e la necessità di tenerlo pulito. Come a Lampedusa, dove istituzioni, sub e pescatori hanno lanciato l’operazione Responso. L’iniziativa è stata promossa da Comune di Lampedusa, associazione Pescatori ed il CoGePa.

Domenica dieci sommozzatori ed almeno altrettante persone a bordo di sette imbarcazioni hanno ripulito il mare e i fondali di Cala Galera e della Tabaccara. Nel corso dell’azione nell’isola delle Pelagie i volontari hanno recuperato rottami in legno e ferro, due motori fuoribordo, plastica e micro plastica. Un’operazione non fine a sè stessa. I volontari torneranno ancora nelle acque sicule per recuperare le reti abbandonate sui fondali. Un’attività fondamentale, non solo per la pulizia delle acque, ma anche per la salvaguardia degli animali marini e del loro habitat. Una ricerca di Marevivo ha infatti evidenziato che gli attrezzi da pesca possono rappresentare fino all’89 per cento dei rifiuti marini nell’area del Mediterraneo.

@dalsociale24

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