Napoli oltre il Brin

Napoli oltre il Brin

Napoli est è abbandonata dalle istituzioni

“Napoli finisce al parcheggio Brin”. Questa è la frase che i cittadini di Napoli est si ripetono ogni volta che c’è da commentare il degrado che esiste e persiste in questa parte della città. Sanno benissimo di vivere in quartieri periferici, ma sanno altrettanto bene che proprio per questo avrebbero bisogno di maggiore attenzione per riempire un gap col centro che è sempre più grande. E, invece, percorrendo via Marina è palese il momento in cui si lascia il pre-parcheggio Brin e si entra nel post-parcheggio Brin, con selve di sterpaglie a coprire le strade, lavori in corso iniziati e mai finiti che nel frattempo sono diventati discarche a cielo aperto, parcheggio su due/tre file sul corso principale e neanche un vigile a cui fare riferimento, edifici abbandonati o semi distrutti come il vecchio cinema del Corso San Giovanni, il polifunzionale di piazza Bisignano o Villa Letizia a Barra, e i parchi chiusi diventati ormai foreste incolte o vandalizzati e mai messi a posto, come il Parco Teodosia o Villa Salvetti , o il paradosso del Parco Troisi che qui chiamano ancora tutti “il laghetto” quando da anni non c’è più una goccia d’acqua. E ancora la zona delle raffinerie da bonificare e il progetto scellerato dell’Autorità Portuale di estendere il porto commerciale fino a quasi tutto il litorale di San Giovanni, distruggendo ogni sogno di riappropriazione della risorsa mare da parte della comunità.
Negli ultimi mesi, però, San Giovanni a Teduccio è saltata agli onori della cronaca per le cosiddette “stese”, spari provenienti da motorini in corsa e indirizzati verso mura di palazzi in cui vivono esponenti di clan della zona. Le stese sono iniziate un anno fa, hanno avuto una frequenza altissima fino a un mese fa circa, parliamo di almeno 2/3 alla settimana, a volte anche in più giorni consecutivi, tutte concentrate in una parte del Rione Nuova Villa, e a qualsiasi ora del giorno e della notte. La notte del 31 dicembre scorso fu ferito un ragazzino che era affacciato al balcone di una zia da cui stava festeggiando il capodanno. Poi, tanti danni ad auto, finestre e case di famiglie perbene, tutte totalmente estranee alle faide di camorra. Questo ha creato allarme e paura tra i residenti, il parroco della chiesa lì vicina, la scuola Vittorino da Feltre che quotidianamente ha accolto per mesi gli sfoghi dei ragazzi e delle mamme che raccontavano degli spari sentiti, che confidavano di non far uscire più i figli a giocare in strada e che sono state costrette ad insegnare loro la differenza tra uno sparo di pistola e quello dei fuochi d’artificio. Unico rifugio possibile, in un deserto di luoghi di aggregazione, è per fortuna l’oratorio. Questa paura non ha prodotto immobilismo, come troppo spesso accade, ma ha fatto unire le forze delle associazioni aderenti al coordinamento Napoli Z.E.T.A. (Zona Est Tavolo Aperto), delle scuole e delle parrocchie che hanno deciso di scendere in piazza con un corteo, il 19 aprile scorso. Per la prima volta una manifestazione anticamorra ha portato nelle vie di San Giovanni migliaia di persone, non solo i ragazzi delle scuole ma anche tanti cittadini perbene che hanno voluto metterci la faccia al grido di “Io NON Ci Sto”, con il “non” sbarrato, a significare di non essere d’accordo con la deriva violenta del quartiere e allo stesso tempo essere presenti con la azioni concrete.
E le azioni concrete ci sono state, chiedendo ai grandi assenti da questo territorio, le istituzioni, di sedere tutti ad un tavolo per poter intervenire su più fronti, oltre a quello della mobilitazione collettiva. Ci sono stati incontri con il Sindaco Luigi De Magistris, con l’assessore ai Giovani con delega alla Polizia Municipale Alessandra Clemente, con l’assessore allo sport e al patrimonio Ciro Borriello e con l’assessore alla cultura Nino Daniele. Questi ultimi due conoscono molto bene il territorio, essendo nati l’uno a Barra e l’altro proprio a San Giovanni. E’ stato chiesto un presidio maggiore delle forze dell’ordine, unica cosa ottenuta e che tutt’ora c’è, anche se non ha fermato le stese continuate senza tregua fino ad un mese fa. E’ stato chiesto un incontro con il Prefetto o una partecipazione/audizione presso il Comitato di Ordine e Sicurezza Pubblica, entrambe le cose ad ora mai avvenute. E’ stato chiesto di attivare la procedura per l’installazione della videosorveglianza nelle strade calde della faida, ma anche qui orecchie da mercanti. Sono stati chiesti eventi di animazione del territorio, in modo da presidiarlo con la cultura, con momenti ludici, con la musica, il rumore della festa piuttosto che con quello degli spari. Ma nulla s’è mosso in questo senso.
C’è stata una nuova manifestazione il 29 ottobre scorso dal titolo “Più saperi, meno spari” che ha visto scuole e associazioni invadere letteralmente il rione con poesie e messaggi positivi sull’amore, la condivisione, la non violenza e la bellezza, attaccandoli ai cancelli e ai muri per coprire i buchi dei colpi di pistola. Ci si aspettava una risposta concreta anche da parte delle istituzioni, è arrivata invece il giorno dopo la risposta della camorra con un omicidio alle sei del pomeriggio, sul corso principale accanto alla Parrocchia di san Giovanni Battista. Un segnale inequivocabile che per tutti coloro che si stanno battendo per la rinascita del quartiere ha significato un’ ulteriore prova di forza in cui vince la camorra e non lo Stato.
Da allora qualche arresto, pattuglie che continuano a girare per le strade, ma ancora nessun segnale di voler cambiare veramente le cose, con interventi programmatici e di medio-lungo periodo. Qualcosa che faccia capire che il volto di questi quartieri può e deve cambiare, partendo dalle risorse già esistenti, come ben tre teatri, una biblioteca vista mare, un polo universitario, attività commerciali che non si arrendono e associazioni sempre presenti. Qualcosa che dica a questi quartieri di rientrare a pieno titolo e concretamente nell’agenda politica della città. Qualcosa che finalmente confermi che Napoli non finisce al parcheggio Brin.

Deborah Divertito
cooperativa Se.Po.Fa.

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