Oltre 40 mila persone sono scese in piazza oggi a Napoli per gridare che la mafia è una montagna di merda
Poco dopo le 9 di stamattina un lungo serpentone colorato si è mosso da piazza Garibaldi a Napoli. Bandiere della pace, bandiere di Libera, di Avviso Pubblico. Ed ancora di Legambiente, Confcooperative Campania, Cisl Napoli, Cgil, Uil. Tanti striscioni, cartelli in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Contro la camorra, contro le mafie. Per chiedere la pace. Non solo in Ucraina, che è il conflitto alle porte dell’Europa. Ma in tutto il mondo. Come ha ricordato più tardi dal palco in piazza del Plebiscito con Ciotti, sono 34 le guerre che si combattono nel mondo.
Il corteo si è mosso a passo d’uomo, lento. Con cori, grida, canzoni. Quelle che partivano dai furgoni in testa al corteo e quelle cantate a squarciagola dai manifestanti più indietro. Quando la folla è passata da piazza Bovio, una parte era ancora all’inizio di corso Umberto. Saranno state almeno 40 mila le persone che sono scese in piazza oggi a Napoli per gridare che la mafia è una montagna di merda. E come loro altre migliaia in centinaia di piazze in tutta Italia. Per la Giornata della Memorie e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti.
Dalle 11.30 la lettura dei nomi dal palco. I nomi delle 1074 vittime innocenti delle mafie. Da quelle locali come Annalisa Durante e Gianluca Cimminiello a quelle morte all’estero come Ilaria Alpi e Milan Hrovatin. Da quelle più conosciute come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giancarlo Siani alle altre centinaia di vittime innocenti. Sul palco a leggere i nomi Nando Dalla Chiesa, Federico Cafiero De Raho, Giuseppe Conte, decine di attivisti di Libera, giovani che credono fortemente in quei valori, in quelle persone che hanno pagato con la loro vita l’impegno, o che sono state ammazzate per uno scambio di persone o ancora perché si trovavano a passare durante una sparatoria.
La manifestazione è stata chiusa dal discorso del fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, che ha ricordato la necessità che ognuno faccia la propria parte. A partire dalle istituzioni, troppo spesso impegnate su altri pezzi. Fino a ogni singolo cittadino.
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