L’imprenditore calabrese Francesco Lerose è stato destinatario di un provvedimento di sequestro di 5 milioni di euro nell’ambito di un operazione della Dia di Firenze. L’indagine, condotta dai carabinieri del Noe e dai carabinieri forestali del Nipaaf, è stata coordinata dalla Procura di Firenze. Le indagini hanno svelato anche i presunti legami di Lerose con alcune famiglie ‘ndranghetiste crotonesi vicine alla famiglia Grande Aracri di Cutro.

L’imprenditore era già stato destinatario di un altro provvedimento di sequestro lo scorso aprile nell’ambito dell’operazione Keu. Anche in quel caso si trattava di un’inchiesta sul riutilizzi degli scarti derivanti dall’attività di concia delle pelli. Le analisi dell’Arpat e dei consulenti della Procura avevano scoperto che i rifiuti dell’attività in questione, anche se evidentemente critici sotto il profilo ambientale, erano stati riutilizzato per sottofondi stradali, terreni agricoli e opere pubbliche. Nello specifico i rifiuti riutilizzati contenevano cromo, solfati, cloruri, arsenico, nichel, stagno e altri metalli pesanti ben sopra i limiti di legge.

Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della commissione d’Inchiesta sulle Ecomafie, Stefano Vignaroli. «L’attività d’inchiesta degli inquirenti si è rivelata ancora una volta fondamentale per rivelare il complesso intreccio esistente tra imprenditoria malsana, organizzazioni criminali e traffico e gestione dei rifiuti. Una materia che, come commissione Ecomafie, abbiamo molto approfondito nel corso degli ultimi anni, segnalandone a più riprese i rischi e svelandone la pericolosità. Lo Stato deve continuare con forza il lavoro di contrasto alle Ecomafie, specie nel settore dei rifiuti», ha detto Vignaroli.

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