In Sicilia ancora beni confiscati alla mafia. Questa mattina, la polizia di Stato ha confiscato beni per trecentomila euro riconducibili ad Alessandro Bronte, di 34 anni. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Palermo -Sezione Misure di Prevenzione, che ha anche aggravato la misura della sorveglianza speciale aumentandola di ulteriori tre anni, raggiungendo, la durata complessiva di cinque anni.

L’indagato, già sorvegliato speciale, è stato indicato come “soggetto pericoloso, abitualmente dedito a traffici delittuosi, in particolare in materia di stupefacenti, nonchè per avere partecipato a sodalizi mafiosi”.

Passano, così, definitivamente allo Stato due beni immobili ubicati nel Comune di Palermo. Si tratta di una intera proprietà, un appartamento in via Trappetazzo con una quota di un altro appartamento in via Paolo Emiliano Giudici ed un’auto.

Bronte nel dicembre del 2015 è stato tratto in arresto per i reati di associazione mafiosa e traffico di droga nell’ambito dell’operazione “Panta Rei”, in quanto ritenuto contiguo alla famiglia mafiosa di Palermo Porta Nuova, per conto della quale avrebbe gestito la rete di vendita, il procacciamento della clientela e la diretta importazione di sostanze stupefacenti dalla Campania. Così, nel settembre del 2017, il Tribunale di Palermo lo condannava alla pena di dodici anni di reclusione. Oggi le cose sono peggiorate, e si spera che non si debba aspettare tanto per conore l’uso sociale dei beni confiscati.