Il rapporto sulle condizioni di vita e di lavoro dei braccianti nella Piana di Gioia Tauro
Nella Piana di Gioia Tauro questa è la stagione della raccolta degli agrumi. Sono circa 2 mila i lavoratori stranieri coinvolti in questo lavoro. Persone che popolano gli insediamenti precari presenti a Rosarno, San Ferdinando, Drosi (frazione del Comune di Rizziconi) e Taurianova. Da sette anni la clinica mobile di Medu opera in quell’aria della Calabria per fornire assistenza sanitaria e legale ai braccianti.
Per il settimo anno consecutivo Medici per i diritti umani ha redatto un rapporto sulle condizioni di vita e di lavoro dei braccianti stranieri nella Piana di Gioia Tauro. Il rapporto La pandemia a Rosarno si divide in due parti. Una pre emergenza sanitaria e una dall’inizio del lockdown imposto dalle misure di sicurezza legate al Covid-19. Nel rapporto è presente un capitolo curato dal sociologo Marco Omizzolo. Si tratta di un’analisi sugli effetti del Covid-19 su bracciantato e caporalato in Italia.
Emarginazione sociale, promiscuità abitativa, condizioni lavorative disumane. E ancora alimentazione scorretta, carenza di servizi igienico-sanitari, mancanza di acqua potabile. Ciò ha costretto i braccianti a vivere in condizioni pessime. Da fine novembre 2019 a febbraio 2020 Medu ha assistito 201 persone nel corso di 291 visite mediche. Le patologie più diffuse sono quelle dell’apparato respiratorio (22%) e dell’apparato osteo-articolare (19%). Solo il 35 per cento delle 125 che ha risposto alla domanda ha dichiarato di essere iscritto al Servizio Sanitario Nazionale.
Solo 58 hanno dichiarato di essere in possesso di un contratto di lavoro. Di questi solo il 10 per cento riceve regolare busta paga. Il 34 per cento ha dichiarato di lavorare senza contratto. Per tutti la paga va dai 25 ai 35 euro a giornata. Nonostante il primo decreto Sicurezza abbia abolito la protezione umanitaria la percentuale di irregolari non risulta ancora in aumento. Previste poche domande di regolarizzazione.