Usare la parola clandestino è discriminatorio

Usare la parola clandestino è discriminatorio

La sentenza della Corte d’Appello di Milano

«Saronno non vuole i clandestini» e «Renzi e Alfano complici dell’invasione». Queste sono alcune delle frasi comparse sui cartelli affissi a Saronno nell’aprile 2016 in relazione all’apertura di un centro di accoglienza in città. A promuovere quella campagna la Lega Nord locale. A quasi quattro anni di distanza il giudice di secondo grado ha respinto l’appello di Lega Nord e del presidente della Sezione Lega Nord di Saronno, Davide Borghi. Definire clandestini i richiedenti asilo costituisce comportamento discriminatorio e molesto per ragioni di razza ed etnia.

Nella sentenza i giudici hanno scritto che la parola clandestino «individua la posizione di chi fa ingresso o si trattiene nel territorio dello Stato in violazione di disposizioni normative che regolano l’immigrazione». Le persone oggetto della campagna discriminatoria della Lega avevano invece «presentato allo Stato domanda di protezione internazionale, esercitando in tal modo un diritto fondamentale dell’individuo».

I legali dell’Associazione per gli Studi giuridici sull’Immigrazione hanno sottolineato che «la sentenza conferma che l’utilizzo di un linguaggio rispettoso dei nostri doveri di protezione e delle persone che la chiedono non è solo un dovere morale ma è anche un obbligo giuridico». La condanna prevede il risarcimento di 5mila euro cadauno per Asgi e Naga che si erano costituite parte civile. La sentenza dovrà essere pubblicata su Il Saronno e Il Corriere della Sera e sulla homepage dei siti internet della Lega.

Redazione
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