Già in 11 vivono in un rifugio dalla scorsa settimana
L’emergenza Coronavirus ha portato al pettine diversi nodi legati alle politiche sociali. L’accoglienza degli ultimi non è un non è una priorità. Il pubblico non sa come metterla in pratica. Eccezion fatta per alcune amministrazioni locali. Lo dimostrano le disposizioni per il contenimento del virus. Le persone senza dimora non possono restare a casa. Una casa non ce l’hanno. Le organizzazioni che si occupano di senza fissa dimora lo hanno fatto presente. In alcuni casi gli homeless sono stati multati per non aver rispettato il dpcm.
Le organizzazioni che si occupano degli ultimi che vivono in strada si sono prontamente adoperate per far fronte all’emergenza nell’emergenza. Come ad Imola. In dati casi con il supporto delle amministrazioni comunali. A Prato è stato il Comune a coinvolgere le cooperative Il Girasole e Pane e Rose che in pochi giorni sono riuscite a realizzare un complesso progetto di accoglienza. Le prime 11 persone contattate dagli operatori sono state accolte la scorsa settimana. All’ingresso è stata misurata loro la febbre ed è stata valutata la loro condizione sanitaria da un infermiere, che continuerà a seguirle nei prossimi giorni.
«Il centro di viale Borgovalsugana a Prato accoglie abitualmente un centro diurno per adulti marginali», come raccontano Melissa Zorzi coordinatrice dell’intero centro per la Cooperativa Pane e Rose e Andrea Ricotti, direttore area inclusione della cooperativa Il Girasole, aderente al consorzio Co&So. «Nelle prossime settimane – aggiungono – avrebbe dovuto ospitare anche un asilo notturno ma con l’emergenza sanitaria in corso il Comune di Prato ha chiesto di trasformare il progetto per rispondere alle esigenze di chi vive all’aperto».
L’assessore al Sociale, Luigi Biancalani, ha sottolineato che «per noi è importante non lasciare nessuno solo, senza un luogo dove andare, affinché stare a casa sia effettivamente possibile per tutti».