Accolte le famiglie di 8 dottoresse impiegate presso il centro di diagnosi del tumore al seno avviato nel 2011 da fondazione Umberto Veronesi
La situazione in Afghanistan dopo la presa di Kabul da parte dei talebani a metà agosto era complicata. Le organizzazioni non governative sono state tra le prime a rendersi disponibili per evacuare la popolazione locale. E molte associazioni e cooperative italiane si sono dette pronte ad accoglierli. Tra queste anche fondazione Progetto Arca, che ha iniziato l’accoglienza da pochi giorni. Nelle strutture dell’organizzazione sono state accolte 8 dottoresse afgane, portate in salvo dalla fondazione Umberto Veronesi, grazie all’aiuto del governo italiano. Le dottoresse erano impiegate presso il centro di prevenzione e diagnosi del tumore al seno avviato nel 2011 da fondazione Umberto Veronesi. In questi anni presso il centro sono state visitate gratuitamente quasi 10 mila donne.
Con le dottoresse sono state accolte anche le loro famiglie. In tutto sono 34 le persone accolte, di cui 10 bambini, dopo 10 giorni di quarantena in Covid hotel. Un progetto realizzato anche col sostegno di Comune di Milano e Prefettura di Milano. In attesa che gli enti preposti individuino il percorso di accoglienza più idoneo, Progetto Arca ha messo a disposizione di queste persone beni di prima necessità, nel rispetto dei bisogni alimentari e culturali, ma anche oggetti fondamentali come tappeti per pregare e collegamenti internet. Oltre ad un’equipe multidisciplinare di operatori. Tra questi un assistente sociale, un mediatore, un educatore, a cui si affiancano i volontari.
«Quando, a metà agosto, è arrivata la notizia della drammatica situazione socio-politica scoppiata in Afghanistan che avrebbe costretto molte persone a lasciare la propria casa in direzione dell’Europa, ci siamo appellati subito alle istituzioni dichiarandoci disponibili ad accogliere i profughi nelle strutture che già gestiamo a Milano e in quelle ulteriori che ci vorranno assegnare», ha detto il presidente di fondazione Progetto Arca, Alberto Sinigallia. «Ci auguriamo – ha concluso – che si attivino presto corridoi europei per poter accogliere altre persone in pericolo che hanno bisogno del nostro aiuto».
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