Guadagnando quattro posizioni Trieste raggiunge la vetta della classifica della qualità della vita stilata, come ogni anno, da Il Sole 24 Ore. Al secondo posto si piazza Milano con un balzo di ben dieci posizioni. Al terzo resta stabile Trento. Perdono il podio le città che erano state in vetta lo scorso anno: Bolzano è quinta (da 2), Bologna sesta (da 1). Tra le prime venti quella che perde il maggior numero di posizioni (11) è Cagliari, che resta comunque la prima città del sud. Per trovarne un’altra bisogna scendere al 64esimo posto con Sassari. Le ultime posizioni, anche in questa classifica, sono appannaggio delle province del Mezzogiorno. L’ultima è Crotone, che mantiene la posizione dello scorso anno. Catania è 102esima, perdendo dodici posti. Tra i capoluoghi di regione Palermo è 95esimo, Napoli 90esimo, Bari 71esimo.

Queste classifiche non sono un esercizio di stile. Non sono neanche una condanna alle città che sono in fondo alla classifica, ed al contempo, un elogio totale a chi si trova nelle prime posizioni. Sono però una fotografia del Paese sulla base di determinati fattori e devono accendere un campanello d’allarme agli amministratori delle città che sono in posizioni non invidiabili. Questi dati potrebbero, e dovrebbero, orientare gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Le disuguaglianze evidenziate dallo studio de Il Sole 24 Ore devono essere ripianate. Il Pnrr è l’unico strumento che può farlo. Le priorità devono essere la riduzione dei divari territoriali tra nord e sud, di genere, in quanto le donne sono sempre penalizzate, e l’aumento reale delle opportunità per i giovani.

Classifiche come questa sono sempre prese con le pinze da quelli che si trovano in posizioni non di primo piano. Ma i fattori presi in considerazione sono fortemente indicativi: ricchezza e consumi, affari e lavoro, ambiente e servizi, demografia e salute, giustizia e sicurezza, cultura e tempo libero.

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