L’intervista alla presidente della Commissione Ambiente al Senato, Vilma Moronese
Sostenibilità ambientale, innovazione, coesione sociale. Questi alcuni dei punti della bozza delle linee guida del Recovery Plan presentata dal Comitato interministeriale per gli affari europei. 209 miliardi di fondi europei che il governo dovrà utilizzare nei prossimi anni per uscire dall’emergenza economica e sociale creata dalla pandemia. Nei capitoli e 32 pagine molti gli aspetti legati ai temi ambientali. Ne abbiamo parlato con la presidente della commissione Ambiente al Senato, Vilma Moronese.
Senatrice, parliamo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un nome molto complicato per dire: “facciamo ripartire il Paese”. Ripartiamo anche dalle tematiche ambientali. Ce ne vuole parlare?
«Far ripartire il Paese per me significa ripensare in maniera globale la nostra economia e la nostra società dove l’ambiente non sia posto a margine degli interventi, ma sia tema centrale da cui partire. Il governo, con le Linee guida per la definizione del Pnrr ha definito le priorità e le linee d’azione, in Parlamento le abbiamo arricchite e rese ancora più ambiziose grazie anche al grande lavoro fatto dalla Commissione Ambiente al Senato. Sono stati da noi inseriti criteri fondamentali per la scelta e la valutazione dei progetti che tengano conto non solo degli indicatori economici (Pil) ma anche quelli relativi al “Benessere equo e sostenibile” (Bes) e abbiamo dato precise indicazioni sulla trasparenza dei progetti e che gli stessi vengano sottoposti alle valutazioni del Parlamento. Abbiamo puntato sull’economia circolare: le imprese che vogliono investire nella riconversione delle proprie attività devono essere incentivate ma anche supportate dalla ricerca e dalla sperimentazione per favorire processi di produzione di beni maggiormente riutilizzabili o riciclabili. Abbiamo proposto un programma per eliminare gradualmente i Sussidi Ambientalmente Dannosi con specifiche proposte che favoriscano la transizione ecologica delle imprese e che stimolino il passaggio dalla tassazione del lavoro ad una tassazione ambientale che premi i comportamenti più virtuosi, sostenibili e climaticamente “neutri”. Grande attenzione è stata data anche al tema della conservazione dell’ambiente marino e della fascia costiera e la conservazione e protezione degli habitat naturali e della biodiversità».
Tra i temi su cui state puntando come Movimento 5 Stelle, almeno da quello che emerso dall’audizione con il ministro Costa, ci sono il dissesto idrogeologico e l’economia circolare. Sappiamo bene che le sanzioni europee incombono e le sanzioni europee sono dietro l’angolo. Cosa si farà a riguardo?
«In merito al dissesto idrogeologico abbiamo chiesto che nel Pnrr sia contemplata la necessità di un piano straordinario pluriennale per la sicurezza del territorio per ciò che concerne i rischi naturali. Per far questo però dobbiamo dotarci di uno strumento conoscitivo del territorio, per questo abbiamo richiesto ed è stato inserito nella legge di bilancio un ulteriore stanziamento di fondi, oltre a quanto già ottenuto l’anno scorso, per il completamento della cartografia geologica d’Italia (Carg). Inoltre il Ministro Sergio Costa in Commissione Ambiente lunedì ha dichiarato che è in arrivo un decreto che ha l’obiettivo di prevedere una procedura veloce e semplificata per gli interventi di messa in sicurezza del territorio e un contestuale potenziamento della struttura tecnica presso il ministero per accelerare le pratiche e creare un supporto tecnico che possa aiutare gli enti locali a superare le annose questioni burocratiche che tengono fermi per mesi, o peggio, per anni, interventi urgenti che solo se vengono messi in atto con tempestività possono salvare vite umane. Purtroppo, il recente dramma di Bitti in provincia di Nuoro ci insegna che procrastinare non è più tollerabile».
Presidente a che punto è la legge Salvamare? Quando pensa che può essere licenziata dal Senato?
«La commissione Ambiente è in attesa solo del parere della commissione Bilancio per poter votare gli emendamenti. Purtroppo la conferenza dei capigruppo in Senato ha deciso che le commissioni possono, in questo periodo emergenziale dovuto alla seconda ondata del Covid-19, lavorare solo sui decreti che riguardano appunto l’emergenza sanitaria in corso. Appena ci daranno il nullaosta a ripartire, ci basta una settimana di lavoro e potrà essere licenziato».
Un’ultima domanda. Lei ha fortemente voluto una serie di audizioni sullo stato dell’arte dei Sin, i siti di interesse nazionale. La bonifica a Napoli Est intanto è ancora lontana. Ci spiega le ragioni?
«La bonifica dei Sin rappresenta un problema enorme, complesso e spinoso. Sono aree molto ampie, di proprietà pubblica e privata con un altissimo livello di inquinamento, tutto queste cose rendono gli iter molto complessi e dilatati in tempi eccessivamente lunghi. Qualche accellerazione su questi iter li abbiamo già previsti nel decreto semplificazione ma una vera riforma è inclusa nel Collegato Ambientale predisposto dal ministero dell’ambiente e che non ha visto la luce perché ancora in attesa di qualche parere da parte di qualche ministero. Napoli Est quindi subisce la stessa sorte, le ultime informazioni che ho a riguardo è che il Ministero aveva reso disponibili ulteriori fondi, che il Comune di Napoli quale soggetto attuatore aveva disposto un programma di interventi, rivisto anche da ministero, ed era in attesa di ricevere parere favorevole da parte di tutti i soggetti coinvolti, credo mancasse solo il parere della Città Metropolitana di Napoli. Ecco questo è uno dei punti su cui mi batterò sul Collegato Ambientale: prevedere tempi certi per questi passaggi perché è inverosimile attendere anni perché qualcuno non ritiene di dover rispondere con urgenza».
Ciro Oliviero