Istituito dall’articolo 105-bis del decreto Rilancio 34/2020 il provvedimento è entrato in vigore il 20 luglio
La prima volta che si è sentito parlare di Reddito di Libertà era ottobre dello scorso anno. La Regione Sardegna aveva approvato la misura destinando 780 euro per ogni donna che decidesse di intraprendere questo percorso. Poi il consigliere regionale del Molise Gianluca Cefaratti aveva presentato una proposta di legge per favorire ancor più l’uscita delle donne dai percorsi di accompagnamento. Un sostegno all’indipendenza economica, all’autonomia, all’emancipazione delle donne vittime di violenza in condizioni di non autosufficienza economica. Una legge che da regionale è divenuta nazionale. Il provvedimento, che fa parte del Dpcm del 17 dicembre 2020, istituito dall’articolo 105-bis del decreto Rilancio 34/2020, è entrato in vigore il 20 luglio.
Per finanziare il reddito di libertà il governo ha stanziato un fondo da tre milioni già ripartito tra le varie Regioni e le Province autonome. A queste somme le varie amministrazioni territoriali potranno eventualmente aggiungere finanziamenti. Per poter chiedere l’accesso a questa misura di sostegno le donne dovranno essere seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza. Il reddito di libertà consta in un contributo di 400 euro mensili, cumulabile con il reddito di cittadinanza, che potrà essere erogato per un massimo di dodici mesi.
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