Le proposte per superare l’impasse
L’agricoltura è al palo. Ci sono colture che dovrebbero essere raccolte in questo periodo. Nelle prossime settimane. A questi imprenditori manca buona parte della manodopera rappresentata in numeri importanti da migranti. Circa 350 mila i regolari, che scappano. Non si ha una stima certa degli irregolari, che si nascondono per paura di essere espulsi come previsto dai decreti Sicurezza. Tra i primi a sottolineare questo problema il ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova.
Nel 2019 sono stati 18 mila i permessi per il lavoro subordinato stagionale. Lavoratori provenienti da Egitto, Marocco, Tunisia, Gambia, Albania, Bulgaria. «Segno che ormai la filiera ha bisogno degli stranieri per reggere. Da loro – ha detto a dalsociale24.it la deputata Michela Rostan – arrivano quasi 30 milioni di giornate di lavoro. C’è un ampio sommerso, dove si annidano caporalato, sfruttamento, illegalità e diritti negato. Bisogna porsi il problema di garantire diritti e tutele». Per l’esponente di Italia Viva in questo momento è necessario «immaginare una regolarizzazione come quella immaginata dalla ministra Bellanova è la soluzione a molti problemi».
Una proposta alternativa arriva dal consigliere del M5S in Regione Campania Vincenzo Viglione. Rilasciare un permesso di soggiorno temporaneo ai richiedenti in modo da regolarizzare i migranti presenti sul territorio. Come è stato fatto in Portogallo. «Anche in Italia dovremo procedere rapidamente con una misura del genere. Suggestione che tra l’altro ho anche affidato ai nostri parlamentari», dice a dalSociale24.it Viglione.
Per il consigliere regionale della Campania questo processo permetterebbe di raggiungere due obiettivi. Da una parte si fornirebbe forza lavoro alle aziende che devono raccogliere i prodotti della terra. Dall’altra «possiamo fornire adeguati strumenti di assistenza volti ad evitare pericolosissimi fenomeni di sfruttamento che in questa fase emergenziale rischiano di diventare devastanti. Con la popolazione migrante in grave difficoltà per carenza di informazioni che gli consentono di accedere alle varie misure di sostegno messe in campo a livello nazionale e regionale infatti il rischio è che la dispersione – dice Viglione – li porti ad accettare lavoro sfruttato con l’evidente rischio di carattere sanitario cui potrebbero andare incontro. Dobbiamo fare in modo che sia scongiurato nella maniera più assoluta un pericolo del genere e personalmente sto lavorando molto su questo piano».
Ciro Oliviero