L’intervista al sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali
Da settimane si discute della regolarizzazione dei migranti presenti sul territorio nazionale per permettere loro di lavorare in agricoltura. Le aziende agricole lamentano infatti la mancanza di manodopera per la raccolta di frutta e verdura di stagione nei campi. Nei giorni scorsi sono state diverse le proposte lanciate da istituzioni e parti sociali. Abbiamo alle chiesto al sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe L’Abbate, il suo punto di vista.
Le stime sono diverse proprio perché è impossibile avere contezza precisa di quanti irregolari ci siano sul territorio nazionale. Secondo alcuni dati sarebbero circa 600 mila quelli che lavorano in agricoltura. Regolarizzarne 200 mila come prevederebbe il governo secondo lei basterebbe? E in che modo si può fare?
«Ogni anno secondo l’Inps ci sono circa 450 mila lavoratori che non lavorano per 51 giornate nei campi. E quindi non hanno diritto all’assegno di disoccupazione previsto per questa categoria. Si tratta di persone che nei campi ci vanno. Conoscono quel lavoro. Non raggiungono quel tetto perché non riescono a trovare delle offerte di lavoro. Innanzitutto dobbiamo consentire loro di trovare offerte di lavoro. Questa è la risposta più rapida che possiamo dare. Possiamo farlo sviluppando una piattaforma nazionale snella mettendo in rete i centri per l’impiego. Poi abbiamo il problema dei migranti irregolari nei campi. In questo caso dobbiamo avere la possibilità di mettere in piedi uno strumento per la regolarizzazione del permesso di soggiorno stagionale. Bisogna farli uscire dall’illegalità. Questo sarebbe un passo importante per ottenere diversi vantaggi. Anche per lo Stato. In quanto lavoratori regolari verserebbero le tasse e di conseguenza di sarebbero maggiori introiti per lo Stato. Bisogna lavorare sui due fronti in maniera parallela».
In che modo si potrebbe farlo e quando potrebbe essere pronto il decreto?
«Alla base c’è un altro problema che ci trasciniamo da anni. Quello dell’alloggio dei migranti irregolari. Molto spesso vivono in accampamenti, in baraccopoli. In quelle situazione il rischio sanitario è molto elevato. Qualora ci fosse u contagio in un insediamento diventerebbe una bomba sociale per il comune in cui si trova. Dunque nell’operazione di eventuale regolarizzare di una parte di queste persone va affrontata anche la questione alloggio. Su questo punto credo si possa ragionare coinvolgendo anche le Regioni. Immagino all’utilizzo di misure come la 7 del Psr che riguarda i servizi di base e il rinnovamento dei villaggi nelle zone rurali. Per quanto concerne i tempi oggi pomeriggio si terrà un incontro tra i ministri dell’Agricoltura Bellanova, del Lavoro Catalfo, dell’Interno Lamorgese con le associazioni agricole. Da questo dibattito è immaginabile che si partirà per lavorare sulla norma».
Qual è la sua proposta per quanto concerne l’utilizzo della misura 7 relativa allo sviluppo rurale?
«Penso alla miriadi di edifici rurali abbandonati in tutte le campagne di tutte le regioni. Ragionando con gli assessori regionali al ramo si può utilizzare la misura 7 del Psr che oggi è stata sfruttata solo per il 7 per cento per l’edilizia agricola. Si potrebbero dunque ristrutturare edifici che in alcuni casi sono anche di pregio storico. Una volta ristrutturati questi potrebbero essere utilizzati per ospitare i lavoratori agricoli. Una volta regolarizzati i lavoratori potrebbero anche pagare un affitto minimo per questi alloggi il che diventerebbe un’ulteriore fonte di guadagno per l’imprenditore agricolo. Tra l’altro questo è uno dei punti già stabiliti dai ministeri competenti nel piano di lotta al caporalato. In questo caso penso si potrebbe arrivare anche al finanziamento al 100 per cento di intervento pubblico. Questo è un piano sul lungo periodo che possiamo programmare per il dopo fase emergenziale».
Per permettere ai migranti che potrebbero essere regolarizzati in questa fase crede che nell’immediato sia percorribile la strada adottata da alcune Regioni per ospitare le donne vittime di violenza, ovvero ospitarli in strutture ricettive che al momento sono chiuse causa emergenza?
«Anche questa potrebbe essere una strada percorribile. Chiaramente dovrebbero essere studiate e trovate le coperture economiche per metterla in atto».
La scorsa settimana su dalSociale24.it il consigliere del M5S in Regione Campania Vincenzo Viglione ha proposto un permesso di soggiorno temporaneo ai richiedenti in modo da regolarizzare i migranti presenti sul territorio. Come è stato fatto in Portogallo. Che ne pensa?
«Sono tante le soluzioni possibili. Anche questa è attuabile. E potrebbe essere la più rapida, risolvendo prima il problema di alloggio e domicilio. Penso sia possibile trovare le coperture economiche».
Ciro Oliviero