Era arrivato in Italia nel 2011 senza documenti
Ieri ha discusso una tesi sui diritti umani in Darfur e si è laureato all’Università di Torino. Protagonista di questa che potrebbe sembrare la storia di tutti i giorni di una persona comune è un giovane rifugiato. Arrivato in Italia nel 2011 senza documenti il 32enne Ahmed Musa arriva dal Sudan, un paese dell’area su cui ha voluto basare la propria tesi di laurea.
Prima di arrivare a Lampedusa ha visto morire sui padre e i suoi sei fratelli. Nel suo Paese Musa si era laureato in Economia a Khartoum, dove insegnava. Si era anche sposato con una collega. Anche lei oggi è una rifugiata, ma vive in Norvegia. Poi tre anni in Libia, dove è stato incarcerato e privato della nazionalità. In Italia non è stata facile. Nei primi giorni passati a Torino ha dormito nella stazione di Porta Nuova, dove ha subito anche un’aggressione circa un anno fa.
Ahmed Musa ha le idee chiare sul proprio futuro. Vuole guadagnarsi il dottorato, in quanto «lo studio – come ha raccontato a la Repubblica – è un mezzo per dimostrare che nessuno può distruggere la volontà di un altro. Con lo studio, mi hanno insegnato i miei genitori, puoi cambiare la vita tua e quella degli altri».
Quella di Ahmed Musa non è il primo caso di un rifugiato che si laurea in Italia. Lo scorso luglio aveva raggiunto lo stesso traguardo Tedros. Il 35enne si è laureato all’università Statale di Milano in lingua inglese in International Politics, Law and Economics. Tedros è stato tra i beneficiari delle borse di studio offerte dalla Crui, dalla Conferenza dei rettori e dal ministero dell’Interno.