Le proposte della vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera
In Italia esiste un esercito di 10 milioni di persone che vive sotto la soglia della povertà. Si tratta di famiglie in cui uno dei coniugi ha perso il lavoro a seguito dell’emergenza sanitaria. Ma sono anche persone sole. Famiglie che erano monoreddito. Minorenni che vivono lontano dalla famiglia. Studenti fuori sede. Lavoratori a nero. Molte di queste sono escluse dalle misure emergenziali previste dal Cura Italia.
A denunciarlo è la deputata di Italia Viva Michela Rostan. «E’ indispensabile procedere all’individuazione puntuale di questi nuclei familiari attraverso la rete dei servizi sociali, delle parrocchie, delle associazioni e degli enti di solidarietà perchè – dice la vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera – vengano messi nelle condizioni di potersi approvvigionare di mascherine e guanti oltre che a essere guidati nelle richieste di buoni pasto e di assistenza sanitaria. Nessuno deve essere lasciato solo».
Come dimostrano i dati presentati da Save the Children il fronte dell’emergenza sociale si allarga. Secondo i dati dell’organizzazione gli effetti economici dell’emergenza potrebbero far sprofondare un altro milione di bambini al di sotto della soglia di povertà. Più del 65 per cento delle famiglie attenzionate da Save the Children ha ridotto gli acquisti dei beni alimentari. Non ha risorse per quelli sanitari. Questo per la Rostan «è molto più di un campanello d’allarme».
La didattica a distanza è un’altra questione centrale. «Se solo una su dieci di queste famiglie ha in casa un tablet e una su tre un computer, mi chiedo come possano procedere ad effettuare le pratiche telematiche per l’ottenimento di ciò che gli spetta. Lo Stato deve farsi garante anche di queste necessità».
La vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera lancia anche un altro appello al governo. Mettere in campo maggiori risorse per le fragilità legate ad esempio alla disabilità psichica o motoria. «L’impossibilità di praticare le terapie, di avere adeguata assistenza domiciliare, di poter usufruire di una preziosa valvola di sfogo offerta dai centri di riabilitazione o dalle associazioni di volontariato rendono ancora più complesso lo stato di isolamento sociale. La ripartenza deve riguardare tutti, nessuno escluso».