La salute mentale dei detenuti

La salute mentale dei detenuti

L’intervista allo psichiatra Corrado De Rosa, che proprio in questi giorni è un tour con il suo ultimo libro, Italian psycho (Minimun fax)

Dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere il sistema carcere è tornato al centro del dibattito pubblico. Negli ultimi giorni la discussione si è focalizzata sul piano della salute. In tutta Italia ci sono 71 detenuti che dovrebbero essere trasferiti nelle Rems. E non per forza perché entrati con forme di malattia mentale. Come ha evidenziato nellintervista rilasciata ieri a dalSociale24 l’ex magistrato Francesco Maisto, la patologia psichiatrica può essere insorta successivamente. Circa il 60 per cento dei detenuti presenta sintomi ascrivibili a disturbi mentali.

«Il carcere produce malattie. I sintomi sono spesso ascrivibili a disturbi di personalità che si accompagnano a scompensi depressivi con manifestazioni di angoscia e di aggressività, tentativi anticonservativi e auto-mutilazioni, episodi psicotici transitori con deliri di persecuzione e di grandezza, abuso di alcol, droghe e farmaci. Fino al 70% della popolazione carceraria assume ansiolitici», chiarisce lo psichiatra e scrittore Corrado De Rosa. Ma quali sono le cause dell’elevata diffusione di questi disturbi? «Dipendono dalla presenza pregressa di sintomi o dall’esperienza carceraria che di per sé contribuisce ad aggravare le condizioni di salute o a far emergere quadri sotto-soglia. Il carcere – ha aggiunto De Rosa – contribuisce alla deprivazione sociale, con conseguente aumento di disagio. E poi rappresenta un’esperienza di alienazione, in cui indebolimento dei valori e di regole sociali, perdita di speranza, estraniamento e isolamento portano a modificazioni emotive e cognitive molto variabili».

Accanto al tema della malattia reale, esiste quello della simulazione e della strumentalizzazione della malattia stessa. «La forzatura è collegata al tentativo di passare dal circuito detentivo al sistema assistenziale, dunque fuori dalle mura del carcere. Le modalità sono varie. Dalle classiche simulazioni come la depressione grave, alle condotte autolesive dimostrative, spesso verbalizzate come veri e propri tentativi di suicidio», dice a dalSociale24 De Rosa, che in questi giorni è un tour con il suo ultimo libro, Italian psycho (Minimun fax). «Il disegno più ampio – aggiunge – è passare in una struttura psichiatrica, possibilmente di tipo residenziale, in modo da mantenere il trattamento extra-penitenziario».

Sia le reali malattie mentali che quelle inventate per sfuggire al regime detentivo carcerario possono riguardare tutti i ristretti. Da quelli in attesa di giudizio a quelli condannati in via definitiva. Per auspicare l’inserimento in una struttura residenziale «non basta un qualsiasi disturbo psichico ma – chiarisce De Rosa – è necessario che l’incompatibilità con il regime carcerario chiarisca che la detenzione non possa garantire un’assistenza sanitaria pari a quella che potrebbe essere assicurata in una struttura sanitaria esterna».

Nei giorni scorsi il coordinatore del gruppo carcere di Legacoopsociali, Loris Cervato, ha proposto il rafforzamento di misure alternative alla detenzione. Cervato aveva evidenziato «la risposta non può essere la costruzione di mega-carceri, che amplificherebbero solo i problemi chi ci vive dentro». Della stessa opinione lo psichiatra Corrado De Rosa. «La situazione carceraria, già di per se critica, è aggravata da una percezione sociale della pena come strumento di vendetta. Questo accade anche per una certa strumentalizzazione politica di temi come paura e sicurezza. Carceri ancora più grandi esaspererebbero i problemi già esistenti per chi ci vive dentro. I detenuti finirebbero per essere ancora di più solo dei numeri senza storie personali, senza prospettive, con il rischio che le opportunità concrete di inclusione riabilitazione si diluiscano dentro il mare magno di una super struttura. E con il rischio – ha concluso De Rosa – che le dinamiche detentive già di per se promotrici di malattia crescano esponenzialmente con altrettanto esponenziali conseguenze in tema di salute».

@ciro_oliviero



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