A San Giovanni aprite gli occhi

A San Giovanni aprite gli occhi

Per mesi, non si fa altro che contare i proiettili

Era il 31 dicembre 2017 quando un bambino venne colpito da un colpo di proiettile mentre era affacciato al balcone. Comincia così la triste cronistoria delle “stese” a San Giovanni a Teduccio, periferia est di Napoli. Da quel momento sono iniziati a volare proiettili sul territorio.

Ogni giorno. Per mesi, non si fa altro che contare i proiettili nelle saracinesche, nelle auto, sulle facciate dei palazzi. In un silenzio istituzionale assordante, le uniche a gettare i primi semi di protesta sono state le associazioni del territorio. Queste, insieme a scuole, parrocchie e società civile hanno messe su nel tempo una serie di mobilitazioni nel quartiere ponendo al centro dell’attenzione il tema della sicurezza e ordine pubblico.

Prima ad aprile, poi a novembre, centinaia di persone si sono riversate in strada per dire no alle stese. Tutto sembrava essersi fermato con l’arresto nei mesi scorsi di nomi eccellenti della malavita locale, grazie a un gran lavoro dell’intelligence delle forze dell’ordine. Il silenzio degli attori che avrebbero dovuto vigilare sul quartiere, nel frattempo, resta. Fino a ieri, quando un uomo è stato assassinato barbaramente davanti gli occhi del nipote, sempre nello stesso lembo di quartiere, a pochi passi da un istituto comprensivo. I dettagli contano. Sì perché l’uomo è stato ucciso alle 8.50 del mattino, ad apertura delle scuole, a pochi passi da un giardino frequentato da bambini.

«Poteva essere una strage», dicono alcuni. «Ditemi cosa posso dire ai miei alunni», ripete la preside della Vittorino da Feltre, «i soli progetti a scuola non bastano, siamo soli», dichiara in preda a rabbia e desolazione.

Con gran forza è stato richiesto ieri il “modello Sanità”, ovvero, mettere in rete associazioni ed enti locali e da contorno la militarizzazione del quartiere, almeno nella sua fase iniziale. Questo però non basta se non si ha un approccio sistemico al problema. Non basta il controllo del territorio, a prescindere, ma occorrono una serie di interventi mirati volti alla dispersione scolastica, all’animazione territoriale con presidi di legalità. Occorre una sinergia di tutti gli enti istituzionali, da quelli locali, Municipalità, Comune e Regione, a quelli nazionali. Da sole, le associazioni e cooperative non possono sostituirsi allo Stato. E proprio queste, affinché il nuovo sistema funzioni, hanno bisogno di tutte quelle realtà che ogni giorno vivono e lavorano per il quartiere e con il territorio. Non servono eventi spot. Non servono passerelle politiche. Serve mettere insieme le forze per qualcosa che va oltre l’invettiva, lo scaricabarile, il laissez faire di questi anni. San Giovanni a Teduccio e suoi ragazzi hanno un potenziale enorme: basta solo aprire gli occhi (e il cuore) e guardare oltre (la scheda elettorale).

Roberto Malfatti
cooperativa SePoFà

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