Il monologo di Rula Jebreal e la canzone di Jessica Notaro e Antonio Maggio
Non è solo il Festival della canzone italiana. Sanremo è un appuntamento che tiene incollate davanti alla televisione migliaia di italiani. Un appuntamento che può e deve lanciare dei messaggi. Ha forse il dovere di mantenere alta l’attenzione su alcuni temi. Anche di cronaca. Come la violenza di genere. Un tema che è quasi all’ordine del giorno anche nel nostro Paese. E ieri lo ha fatto con due momenti.
La giornalista Rula Jebreal ha ricordato al pubblico numeri e fatti di discriminazioni, violenze subite dalle donne nel nostro Paese. Nel suo monologo la Jebreal ha ricordato che negli ultimi tre anni in Italia ci sono stati 3 milioni 150 mila donne che hanno subito violenza sessuale sul posto di lavoro. Negli ultimi due anni in media 88 donne al giorno hanno subito abusi e violenze. Una ogni 15 minuti. Ogni tre giorni è stata uccisa una donna. Sei solo la scorsa settimana. Nell’80 per cento dei casi il carnefice è una persone vicina, un parente, il compagno.
Nel corso del suo monologo Rula Jebreal ha raccontato un caso che l’ha riguardata da vicino. La giornalista palestinese ha raccontato il suicidio di sua madre Zakia, che si è suicidata dandosi fuoco. La donna era stata stuprata e brutalizzata. «L’uomo che l’ha violentata per anni, il cui ricordo incancellabile era con lei, mentre le fiamme mangiavano il suo corpo, aveva le chiavi di casa», sottolinea la Jebreal.
A Sanremo 2020 la violenza è stata raccontata anche in musica. Jessica Notaro si è esibita sul palco dell’Ariston con Antonio Maggio. La faccia e il cuore racconta la terribile esperienza che ha vissuto quando è stata sfregiata con l’acido dal suo ex Edson Tavares. Un brano che racconta anche della rinascita che ne è seguita. La canzone di una donna che grazie alla sua forza è divenuta simbolo del contrasto alla violenza contro le donne.