L’appello di Papa Francesco ascoltato ed accolto da una famosa Comunità di Torino che opera in tutta Europa. Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII scrive in merito alla vicenda dei 49 migranti a bordo della Seawatch e Sea Eye e le navi delle Ong che da giorni stazionano di fronte a Malta in attesa di sbarcare in qualche porto, facendo sapere che la comunità torinese è pronta ad accogliere nelle case famiglia tedesche ed olandesi i migranti una volta salvati.

«Ci uniamo all’accorato appello di Papa Francesco affinche’ i leader europei dimostrino concreta solidarieta. In particolare ci appelliamo ai Governi tedesco e olandese, i governi delle due Ong che hanno salvato i profughi, affinche’ possano dare accoglienza a queste persone da troppo tempo in mare. Persone che stanno pagando il prezzo dell’immobilita’ dell’Europa sulla questione migratoria. Noi siamo disponibili all’accoglienza anche in Italia, come gia’ fatto con i precedenti corridoi umanitari».

Ramonda plaude a quanti si rendono disponibili ad aprire le loro porte ricordando come il Vescovo di Torino, Mons. Nosiglia.

La Comunita’ Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, opera da 50 anni al fianco degli ultimi. Oltre alle 201 case famiglia in Italia, gestisce altre 50 case famiglia all’estero. La casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII, si caratterizza per la presenza di un papa’ ed una mamma nel pieno rispetto della famiglia tradizionale. Non sono operatori in strutture residenziali ma strutture affettive. Si legge si tratti di una vera grande famiglia: tutti ci vivono 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Non si tratta quindi di un’occupazione lavorativa ma una scelta di vita di famiglie che aprono le porte di casa all’accoglienza di chi ha bisogno: minori, disabili, anziani, italiani o stranieri e chiunque cerchi di ritrovare un posto nella societa’.

Sulla vicenda interviene anche la Comunità Ebraica della capitale italiana scrivendo: «L’immigrazione è un fenomeno complesso che va gestito e affrontato nelle sue diverse implicazioni. Non possiamo però rimanere indifferenti e sottrarci dall’esprimere la nostra preoccupazione in merito a quei migranti che, ormai da troppi giorni, sono in mare in attesa di un porto in cui attraccare. Si salvino prima queste vite e poi si capisca come risolvere il problema. La vita umana è sacra e deve essere anteposta a qualsiasi considerazione politica».




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